di Gianna Montanari
Ahi serva Italia, di dolore ostello,
nave sanza nocchiere in gran tempesta,
non donna di province, ma bordello!
Quando cerco qualche esempio di poesia politica, il primo testo che mi viene in mente è il sesto canto del Purgatorio. Mi chiedo se ci sia stata epoca nella storia italiana, da Dante in avanti, in cui questi versi immortali non abbiano perfettamente rispecchiato la situazione del momento. E particolarmente attuali, nel seguito dell’invettiva, sono i versi in cui Dante bolla con sdegno i capipopolo:
Ché le città d’Italia tutte pieneson di tiranni, e un Marcel diventaogne villan che parteggiando viene.In quanto a Firenze:Molti rifiutan lo comune incarco;ma il popol tuo sollicito rispondesanza chiamare, e grida: ‘I’ mi sobbarco!’
Parole pesanti come pietre, che possono ricordarci il linguaggio dei profeti biblici, e che ancora ci fanno partecipare dell’indignazione del sommo poeta, intrise come sono di sdegno e insieme di amore, amore per l’Italia e per la sua città. Una miscela altamente tonica.
http://www.kore.it/caffe/poesia/montanari.html
Ché le città d’Italia tutte pieneson di tiranni, e un Marcel diventaogne villan che parteggiando viene.In quanto a Firenze:Molti rifiutan lo comune incarco;ma il popol tuo sollicito rispondesanza chiamare, e grida: ‘I’ mi sobbarco!’
Parole pesanti come pietre, che possono ricordarci il linguaggio dei profeti biblici, e che ancora ci fanno partecipare dell’indignazione del sommo poeta, intrise come sono di sdegno e insieme di amore, amore per l’Italia e per la sua città. Una miscela altamente tonica.
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