L’occasione è ricorrente : quando c’è un convegno del WIP (World Internet Project) in Europa io accompagno una sua animatrice - parte costituente fin dalla sua origine - e cosi mi guardo in giro. Questa volta parto ad ora tarda per un insieme di inconvenienti (perdita/furto di telefonino; permessi per la macchina sostitutiva; chiarimenti sul da fare a collaboratori ..) e mi trovo a fermarmi per la notte in un paesino vicino a Palmanova, Friuli. Cerchiamo un ristorante nella campagna buia, deserta ma talmente “naturale” e in mano agli animali da suscitare qualche piccola paura. E’ Lunedì ed è ora tarda : si fa fatica a trovare una soluzione logistica per cena e alloggio. Quando, ecco spuntare uno strano immobile, in mezzo al nulla: un ristorante ampio, grande, strano e “di massa”. L’immobile è difficilmente definibile dal punto di vista delle caratteristiche architettoniche. Un mix di Capannone per feste della birra tedesche; un luogo di incontri da vecchio socialismo reale dei paesi dell’est ; un rimando alle mense universitarie americane (ma anche italiane). Questo dal lato dell’ambientazione e della struttura dell’immobile. I contenuti e il servizio diverso: efficiente e con ottimo rapporto prezzo qualità. Mi siedo con un po di incertezza. Poi tutto scorre abbastanza liscio. Nel grande spazio capace di ospitare almeno sei - settecento persone alla volta ci sono due o tre gruppi di sei sette persone che si perdono nell’ampio spazio; un paio di persone alle prese con birre grandi ed altri con boccali di vino, infine non più di tre coppiette. Gli addetti al servizio ancora presenti e numerosi, ma sostanzialmente inattivi, si stanno preparando alla chiusura del locale. Non ci premono e noi consumiamo l’abbondate e calorico pasto : tra wuster, pollo e una zuppa fredda casareccia. Poi via all’alberghetto del paese vicino. Una locanda con la nostra camera che ha la vista sulla piazza. Silenzio. Silenzio interrotto solo da qualche scambio di battute tra due uomini che sorseggiano del vino seduti sulle sedie del bar sottostante. Pochi altri passi, giù in strada, ed è notte assolutamente silenziosa. Un contrappunto alla frenesia e ai rumori degli insediamenti della Milano - Como. Di mattino i ritmi sono pacati, la gente serena, quasi allegra : sembra già di essere in un altro “paese”. Poi via verso l’Ungheria. Poche altre annotazioni (ma significative) : in Slovenia l’atteggiamento generale verso gli “italiani” è ruvido, irridente e distanziato. E’ come se una vecchia mitteleuropa Viennese (trasportata li nello spazio -tempo) guardasse all’Italia come ad una malconcia provincia dell’impero. Ma siamo proprio in Slovenia e non c’è più l’impero austro ungarico da tempo (mi dico!). Ma non erano diversi e opposti i posizionamenti dei “luoghi comuni delle percezioni sociali di gruppo” fino a qualche decennio fa? “Come si cambia.. “. Di nuovo sulla Slovenia devo aggiungere la segnalazione di una trentina di kilometri al confine con l’Ungheria con una serie di piccoli paesini con case ad un piano ed una armonia architettonica, ambientale e sociale da piccola area del “bengodi”. Piccole comunità si moltiplicano, piccole comunità del passato , piccole comunità che si proiettano nel futuro prossimo. Bisogna fare più attenzione alle micro zone, alle piccole comunità e alle loro specificità in questo mondo globalizzato.
sabato 12 luglio 2008
- Sguardi attorno a noi : in viaggio verso l'Ungheria
L’occasione è ricorrente : quando c’è un convegno del WIP (World Internet Project) in Europa io accompagno una sua animatrice - parte costituente fin dalla sua origine - e cosi mi guardo in giro. Questa volta parto ad ora tarda per un insieme di inconvenienti (perdita/furto di telefonino; permessi per la macchina sostitutiva; chiarimenti sul da fare a collaboratori ..) e mi trovo a fermarmi per la notte in un paesino vicino a Palmanova, Friuli. Cerchiamo un ristorante nella campagna buia, deserta ma talmente “naturale” e in mano agli animali da suscitare qualche piccola paura. E’ Lunedì ed è ora tarda : si fa fatica a trovare una soluzione logistica per cena e alloggio. Quando, ecco spuntare uno strano immobile, in mezzo al nulla: un ristorante ampio, grande, strano e “di massa”. L’immobile è difficilmente definibile dal punto di vista delle caratteristiche architettoniche. Un mix di Capannone per feste della birra tedesche; un luogo di incontri da vecchio socialismo reale dei paesi dell’est ; un rimando alle mense universitarie americane (ma anche italiane). Questo dal lato dell’ambientazione e della struttura dell’immobile. I contenuti e il servizio diverso: efficiente e con ottimo rapporto prezzo qualità. Mi siedo con un po di incertezza. Poi tutto scorre abbastanza liscio. Nel grande spazio capace di ospitare almeno sei - settecento persone alla volta ci sono due o tre gruppi di sei sette persone che si perdono nell’ampio spazio; un paio di persone alle prese con birre grandi ed altri con boccali di vino, infine non più di tre coppiette. Gli addetti al servizio ancora presenti e numerosi, ma sostanzialmente inattivi, si stanno preparando alla chiusura del locale. Non ci premono e noi consumiamo l’abbondate e calorico pasto : tra wuster, pollo e una zuppa fredda casareccia. Poi via all’alberghetto del paese vicino. Una locanda con la nostra camera che ha la vista sulla piazza. Silenzio. Silenzio interrotto solo da qualche scambio di battute tra due uomini che sorseggiano del vino seduti sulle sedie del bar sottostante. Pochi altri passi, giù in strada, ed è notte assolutamente silenziosa. Un contrappunto alla frenesia e ai rumori degli insediamenti della Milano - Como. Di mattino i ritmi sono pacati, la gente serena, quasi allegra : sembra già di essere in un altro “paese”. Poi via verso l’Ungheria. Poche altre annotazioni (ma significative) : in Slovenia l’atteggiamento generale verso gli “italiani” è ruvido, irridente e distanziato. E’ come se una vecchia mitteleuropa Viennese (trasportata li nello spazio -tempo) guardasse all’Italia come ad una malconcia provincia dell’impero. Ma siamo proprio in Slovenia e non c’è più l’impero austro ungarico da tempo (mi dico!). Ma non erano diversi e opposti i posizionamenti dei “luoghi comuni delle percezioni sociali di gruppo” fino a qualche decennio fa? “Come si cambia.. “. Di nuovo sulla Slovenia devo aggiungere la segnalazione di una trentina di kilometri al confine con l’Ungheria con una serie di piccoli paesini con case ad un piano ed una armonia architettonica, ambientale e sociale da piccola area del “bengodi”. Piccole comunità si moltiplicano, piccole comunità del passato , piccole comunità che si proiettano nel futuro prossimo. Bisogna fare più attenzione alle micro zone, alle piccole comunità e alle loro specificità in questo mondo globalizzato.
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