Oggi sono interessato ad una rappresentazione di un umore diverso da ieri e da domani. Un umore abbastanza ironico, assistito da un poeta musico e da un suo mentore. L’autopresentazione e il gioco di specchi e diversificazione dei soggetti sono “lo strumento”. Poi, attraverso una citazione di Terzani, ecco una proposta di lettura sul racconto di una vita.
- Autopresentazione di Boris Vian
Sono nato, casualmente, il dieci marzo 1920 sulla porta di una clinica ostetrica che era chiusa per uno sciopero contro il calo delle nascite. Mia madre era rimasta incinta non ricordo se per via delle opere o proprio per opera di Paul Claudel (da quel tempo non lo reggo e non lo leggo), comunque la mamma era al tredicesimo mese e non poteva certo aspettare il concordato. Un prete, un sant'uomo che passava di lì, mi raccolse e immediatamente mi riposò: in effetti pesavo un casino!! (è da allora che soffro della mia ben nota aspersoriofobia). Fortunatamente una lupa affamata, che aveva appena dato la luce a Pierre Hervé (ho, quindi, esattamente la sua stessa età, cosa in perfetto accordo con le teorie di Einstein relative alla simultaneità) la lupa mi prese sotto la sua protezione e mi diede qualcosa da bere. Crescevo in forza e saggezza ma rimanevo molto brutto benché adornato da un sistema pilifero discontinuo, ma sempre molto, molto sviluppato. Infatti avevo la testa della Vittoria di Samotracia. A sette anni, entrai alla Scuola Centrale e ne uscii tre anni più tardi, nel 1942 completamente fuori di testa per l'idrodinamica del corso del sig. Bergeron.
Certo allora non prevedevo che dodici anni dopo, nel 1946...
Ma non anticipiamo i fatti.
Nel 1938 cominciai a studiare la trombetta a rosolio e immediatamente raggiunsi il livello di Armstrong, la mollai subito per non privare il poveretto della pagnotta: a causa dei soliti pregiudizi razziali ero avvantaggiato, la mia pigmentazione verde offriva un effetto piacevole.Poi, tutt'a un tratto, la mia fisionomia prese a trasformarsi e mi misi ad assomigliare a Boris Vian, da ciò il mio nome.
Senza entrare nei dettagli, vi segnalo che in un'epoca indeterminata della mia vita sono stato tre anni e mezzo rinchiuso all'Associazione Francese di Normalizzazione, distrutta, in seguito, da un incendio provocato dalle cure di Jacques Lemarchand, nascosto tra due parentesi.Raimond Queneau mi incontrò mentre pescavo con la lenza, sport che per altro non pratico, e sedotto dal mio drive mi propose una battuta di caccia. Cosa che feci. Il resto appartiene alla storia. Sono un metro e ottantasei a piedi nudi e peso molto e metto al primo posto le opere di Alfred Jarry, la fornicazione, Un Rude Hiver e la mia beneamata sposa. Non dimentico, anche se vengono dopo: la musica di New Orleans, Dube Ellington, Lana Turner, Ann Sheridan, le sinfonie del Commodoro W. Spotlight per doppia campana e petroletta d'armonia, la pittura a olio che pratico con felicità rara, i baffoni del mio venerato Jean Rostand. Le ragazze dei Jazz-Club universitari (soprattutto quella bionda col vestito verde... va beh, lasciamo stare). Mi piace anche il Two-Beat (e questa non è un'allusione sessuale) e anche la Mere Chaput. Detesto Paul Claudel (l'ho già detto, ma è piacevole ripeterlo ed è per questo che non ho mai letto nulla di suo), aborrisco anche le Grand Meaulnes, Alain (non mio fratello, che è un tipo completamente fuori), Peguy, il violoncello jazz come lo suonano i francesi, le opere di immaginazione, le bugie, gli apparecchi di piccolo formato, Ivan il Terribile, Leonard Father, Edgar Jackson, Le Dictateur, Dumont d'Urville (esagero. In fondo non me ne frega niente di lui). Odio anche: Monseigneur Suhard e il papa. Barbotin, mi piace molto. Invece non mi piace il davanti piatto (questo nelle donne), poi l'invidia e la merda salvo quando son ben preparate. Inoltre sto cercando un appartamento di cinque stanze con tutti i confort. Ho avuto una vita movimentata ma sono pronto a ricominciare!!!
Boris Vian
http://www.marcosymarcos.com/autopresentazione_di_boris_vian.htm
ma ecco il ritratto dello stesso personaggio proposto dal suo mentore, da un suo ammiratore
"Boris Vian è una persona istruita ed educata, viene fuori dal Politecnico, hai detto niente, ma non è tutto:Boris Vian ha suonato la cornetta come nessun altro, e ha contribuito a rinnovare le Caves di Francia; ha difeso lo stile New Orleans, ma non è tutto:Boris Vian ha difeso anche il bebop, ma non è tutto:Boris Vian ha affrontato la giustizia degli umani per aver scritto Sputerò sulle vostre tombe, con il nome di Vernon Sullivan, ma non è tutto:Boris Vian ha scritto altre tre pseudoepigrafi, ma non è tutto:Boris Vian ha tradotto dei veri scritti americani assolutamente autentici, e anche con certe difficoltà linguistiche da non credersi, ma non è tutto:Boris Vian ha scritto un dramma teatrale, Lo squartamento per tutti, che è stato recitato da attori veri su un palcoscenico vero, però questo non gli ha impedito di darci dentro di brutto, ma non è tutto:Boris Vian è tra i fondatori di una delle società più segrete di Parigi, il Club dei Sapienturieri, ma non è tutto:Boris Vian ha scritto alcuni bei libri, strani e patetici, La schiuma dei giorni, il più straziante fra i romanzi d’amore contemporanei: Le formiche, il più termitante fra i racconti di guerra;L’autunno a Pechino, opera difficile e sconosciuta, ma non è tutto:Perché tutto questo non è ancora niente:Boris Vian si prepara a diventare Boris Vian."Raymond Queneau
Autoritratto provvisorio (prova di supersintesi semiseria , 2008)
Mi chiamano per identificarmi. Io rispondo e mi riconosco. Mia madre, poveretta, forte e indimenticata, si è tanto dannata per avermi, tirarmi su e assistermi. Lo fa ancora che è trapassata. Mio padre era più serioso ma altrettanto supportivo. Mi hanno viziato , se si può dire. Mi hanno mandato in (e mi sono fatto il ..) collegio “per educarmi”. Ho sempre inseguito l’indipendenza sociale “al più presto”. Mi sono ribellato un po decidendo di lavorare prima di pensare : anche da li, la mia lunga odissea, spesso pesante. Anche dopo aver operato il “ribaltamento” concettuale e pratico di pensiero e lavoro sono – a lungo – rimasto pesante, sono rimasto appiccicato al “sodo che produce sudore”. Ma ho ancora un po di tempo per rifarmi, alleggerendo, alleggerendo. Oggi (però) devo essere un poco supportato da pratiche mediche e omeopatie per tenermi insieme il mente-corpo. Pratiche curative che vorremmo migliorate tanto, presto e nel più vicino futuro. Nel frattempo, la volontà di essere determinato non mi manca ma spesso mi concedo alle piacevoli pratiche quotidiane e soccombo alla monotonia dell’abbuffata e di qualche buon bicchiere di vino. Questo succede quando sto bene. Se sto male invece sogno diete e staminali miracolose ma … me ne dimentico appena la condizione fisica svolta l’angolo. La curiosità mi ha sempre fatto da guida. No, questa non la voglio abbandonare x nulla. Mi piace la musica ma ho letto più libri che orecchiato con competenza. Mi piace la musica , ma quella jazz la preferisco. Sono sempre stato per la solidarietà ma anche e contemporaneamente per la poliformità e centralità del ruolo e della forma individuale. Ho creduto/ceduto al concetto della solidarietà di lotta più che a quello della “compassione-condivisione” del bisogno. In questo (forse) sono stato e sono un po egoista. Di relazioni (amici e donne) ho avuto una discreta frequentazione, ma avrei potuto addestrarmi meglio. Poi ho trovato l’amore, che esiste (se ci vedi e se sei visto!, forse). Li mi sono un po “immerso e perso” e ho avuto anche tutte le montagne russe della vita quotidiana (in pochi) anche degli innamorati. Ho vissuto anche una vita “in comune”: è stato molto stimolante. Anche se alla lunga diventa pesante la continua stimolazione che viene e dai al gruppo (ma … il gruppo, se troppo stabilizzato, diventa anche monotono per la sua reiterazione di temi e preferenze). Giunto ad una età mentale giovane ma in un corpo abbastanza assestato mi guardo allo specchio. Ma mi progetto – proietto anche. Più con la testa che nella pratica,per ora. La gotta e la tachicardia sono delle belle scatole cinesi in cui si è costretti se ci vai dentro. Di avere un figlio me ne sono accorto in passato e non è stato per nulla male, anzi è stata una piacevole scoperta e frequentazione (Anche se, il ragazzo, è venuto fuori dopo mille dubbi e resistenze attive da parte mia). Bella esperienza! L’ho seguito, curato, addestrato e vissuto intensamente. Oggi so che ho un figlio il sabato pomeriggio quando gioca a calcio. Ma anche questa situazione durerà ancora poco. Fra un po volerà nel mondo (quasi..) da solo.. Si soddisferà durante il suo percorso esistenziale ? Questo lo posso solo sperare. Sono ritornato a guardare con intensità al centro di me stesso e vivrò diviso tra attenzioni verso di me e verso il mio amore (.. sento che la corda dell’esistenza tira in quella direzione..) Sarà paura, bisogno, o magari è ancora e semplicemente amore ?! Un piano chiaro del prossimo futuro l’avrei ma non è facile operativamente , quindi mi costruisco anche un piano di “seconda scelta”. Per ora metto in fila le preferenze di un quotidiano non imbronciato, di un gioco con le parole, di una ricerca di accompagnamenti musicali di qualità. Ma sono aperto anche a nuovi amici e mi motivano pure nuove idee socio culturali. Vorrei “darmi alla ricerca scientifica” (prima scelta) con maggiore intensità e con rinnovata base conoscitiva e strumentazione tecnica operativa. Se poi le staminali mi dessero di più mi prometto di non disdegnare la finestra dello spazio tempo che si aprirebbe e la forza che ne potrei ricavare. Questo futuro di spazio tempo rinnovato lo riempirei (almeno) con una preferenza : spostando la mia attenzione quotidiana e strategica dalla gestione del “peso della fisicità” alla leggerezza del sperimentazione conseguente al “fare pensieri operabili” prima della perfetta conoscenza. Pensieri di futuri mondi benedettamene immensi e “meravigliosi” da esplorare e plasmare anche con determinazione. Mondi dove, come dice il poeta, “.. solo il meraviglioso è bello”, e sarà ancora più bello!.
- Tiziano Terzani (ecco una citazione di una grande autobiografia messa in un libro (LA FINE E’ IL MIO INIZIO)) Qui un padre racconta al figlio il grande viaggio della vita.
… “Tiziano Terzani, sapendo di essere arrivato alla fine del suo percorso, parla al figlio di cos'è stata la sua vita e di cos'è la vita: "Se hai capito qualcosa la vuoi lasciare lì in un pacchetto", dice. Così racconta di tutta una vita trascorsa a viaggiare per il mondo alla ricerca della verità….”
… Dal dialogo tra Tiziano Terzani e il figlio Folco. Parlando del "Potere".
- Autopresentazione di Boris Vian
Sono nato, casualmente, il dieci marzo 1920 sulla porta di una clinica ostetrica che era chiusa per uno sciopero contro il calo delle nascite. Mia madre era rimasta incinta non ricordo se per via delle opere o proprio per opera di Paul Claudel (da quel tempo non lo reggo e non lo leggo), comunque la mamma era al tredicesimo mese e non poteva certo aspettare il concordato. Un prete, un sant'uomo che passava di lì, mi raccolse e immediatamente mi riposò: in effetti pesavo un casino!! (è da allora che soffro della mia ben nota aspersoriofobia). Fortunatamente una lupa affamata, che aveva appena dato la luce a Pierre Hervé (ho, quindi, esattamente la sua stessa età, cosa in perfetto accordo con le teorie di Einstein relative alla simultaneità) la lupa mi prese sotto la sua protezione e mi diede qualcosa da bere. Crescevo in forza e saggezza ma rimanevo molto brutto benché adornato da un sistema pilifero discontinuo, ma sempre molto, molto sviluppato. Infatti avevo la testa della Vittoria di Samotracia. A sette anni, entrai alla Scuola Centrale e ne uscii tre anni più tardi, nel 1942 completamente fuori di testa per l'idrodinamica del corso del sig. Bergeron.
Certo allora non prevedevo che dodici anni dopo, nel 1946...
Ma non anticipiamo i fatti.
Nel 1938 cominciai a studiare la trombetta a rosolio e immediatamente raggiunsi il livello di Armstrong, la mollai subito per non privare il poveretto della pagnotta: a causa dei soliti pregiudizi razziali ero avvantaggiato, la mia pigmentazione verde offriva un effetto piacevole.Poi, tutt'a un tratto, la mia fisionomia prese a trasformarsi e mi misi ad assomigliare a Boris Vian, da ciò il mio nome.
Senza entrare nei dettagli, vi segnalo che in un'epoca indeterminata della mia vita sono stato tre anni e mezzo rinchiuso all'Associazione Francese di Normalizzazione, distrutta, in seguito, da un incendio provocato dalle cure di Jacques Lemarchand, nascosto tra due parentesi.Raimond Queneau mi incontrò mentre pescavo con la lenza, sport che per altro non pratico, e sedotto dal mio drive mi propose una battuta di caccia. Cosa che feci. Il resto appartiene alla storia. Sono un metro e ottantasei a piedi nudi e peso molto e metto al primo posto le opere di Alfred Jarry, la fornicazione, Un Rude Hiver e la mia beneamata sposa. Non dimentico, anche se vengono dopo: la musica di New Orleans, Dube Ellington, Lana Turner, Ann Sheridan, le sinfonie del Commodoro W. Spotlight per doppia campana e petroletta d'armonia, la pittura a olio che pratico con felicità rara, i baffoni del mio venerato Jean Rostand. Le ragazze dei Jazz-Club universitari (soprattutto quella bionda col vestito verde... va beh, lasciamo stare). Mi piace anche il Two-Beat (e questa non è un'allusione sessuale) e anche la Mere Chaput. Detesto Paul Claudel (l'ho già detto, ma è piacevole ripeterlo ed è per questo che non ho mai letto nulla di suo), aborrisco anche le Grand Meaulnes, Alain (non mio fratello, che è un tipo completamente fuori), Peguy, il violoncello jazz come lo suonano i francesi, le opere di immaginazione, le bugie, gli apparecchi di piccolo formato, Ivan il Terribile, Leonard Father, Edgar Jackson, Le Dictateur, Dumont d'Urville (esagero. In fondo non me ne frega niente di lui). Odio anche: Monseigneur Suhard e il papa. Barbotin, mi piace molto. Invece non mi piace il davanti piatto (questo nelle donne), poi l'invidia e la merda salvo quando son ben preparate. Inoltre sto cercando un appartamento di cinque stanze con tutti i confort. Ho avuto una vita movimentata ma sono pronto a ricominciare!!!
Boris Vian
http://www.marcosymarcos.com/autopresentazione_di_boris_vian.htm
ma ecco il ritratto dello stesso personaggio proposto dal suo mentore, da un suo ammiratore
"Boris Vian è una persona istruita ed educata, viene fuori dal Politecnico, hai detto niente, ma non è tutto:Boris Vian ha suonato la cornetta come nessun altro, e ha contribuito a rinnovare le Caves di Francia; ha difeso lo stile New Orleans, ma non è tutto:Boris Vian ha difeso anche il bebop, ma non è tutto:Boris Vian ha affrontato la giustizia degli umani per aver scritto Sputerò sulle vostre tombe, con il nome di Vernon Sullivan, ma non è tutto:Boris Vian ha scritto altre tre pseudoepigrafi, ma non è tutto:Boris Vian ha tradotto dei veri scritti americani assolutamente autentici, e anche con certe difficoltà linguistiche da non credersi, ma non è tutto:Boris Vian ha scritto un dramma teatrale, Lo squartamento per tutti, che è stato recitato da attori veri su un palcoscenico vero, però questo non gli ha impedito di darci dentro di brutto, ma non è tutto:Boris Vian è tra i fondatori di una delle società più segrete di Parigi, il Club dei Sapienturieri, ma non è tutto:Boris Vian ha scritto alcuni bei libri, strani e patetici, La schiuma dei giorni, il più straziante fra i romanzi d’amore contemporanei: Le formiche, il più termitante fra i racconti di guerra;L’autunno a Pechino, opera difficile e sconosciuta, ma non è tutto:Perché tutto questo non è ancora niente:Boris Vian si prepara a diventare Boris Vian."Raymond Queneau
Autoritratto provvisorio (prova di supersintesi semiseria , 2008)
Mi chiamano per identificarmi. Io rispondo e mi riconosco. Mia madre, poveretta, forte e indimenticata, si è tanto dannata per avermi, tirarmi su e assistermi. Lo fa ancora che è trapassata. Mio padre era più serioso ma altrettanto supportivo. Mi hanno viziato , se si può dire. Mi hanno mandato in (e mi sono fatto il ..) collegio “per educarmi”. Ho sempre inseguito l’indipendenza sociale “al più presto”. Mi sono ribellato un po decidendo di lavorare prima di pensare : anche da li, la mia lunga odissea, spesso pesante. Anche dopo aver operato il “ribaltamento” concettuale e pratico di pensiero e lavoro sono – a lungo – rimasto pesante, sono rimasto appiccicato al “sodo che produce sudore”. Ma ho ancora un po di tempo per rifarmi, alleggerendo, alleggerendo. Oggi (però) devo essere un poco supportato da pratiche mediche e omeopatie per tenermi insieme il mente-corpo. Pratiche curative che vorremmo migliorate tanto, presto e nel più vicino futuro. Nel frattempo, la volontà di essere determinato non mi manca ma spesso mi concedo alle piacevoli pratiche quotidiane e soccombo alla monotonia dell’abbuffata e di qualche buon bicchiere di vino. Questo succede quando sto bene. Se sto male invece sogno diete e staminali miracolose ma … me ne dimentico appena la condizione fisica svolta l’angolo. La curiosità mi ha sempre fatto da guida. No, questa non la voglio abbandonare x nulla. Mi piace la musica ma ho letto più libri che orecchiato con competenza. Mi piace la musica , ma quella jazz la preferisco. Sono sempre stato per la solidarietà ma anche e contemporaneamente per la poliformità e centralità del ruolo e della forma individuale. Ho creduto/ceduto al concetto della solidarietà di lotta più che a quello della “compassione-condivisione” del bisogno. In questo (forse) sono stato e sono un po egoista. Di relazioni (amici e donne) ho avuto una discreta frequentazione, ma avrei potuto addestrarmi meglio. Poi ho trovato l’amore, che esiste (se ci vedi e se sei visto!, forse). Li mi sono un po “immerso e perso” e ho avuto anche tutte le montagne russe della vita quotidiana (in pochi) anche degli innamorati. Ho vissuto anche una vita “in comune”: è stato molto stimolante. Anche se alla lunga diventa pesante la continua stimolazione che viene e dai al gruppo (ma … il gruppo, se troppo stabilizzato, diventa anche monotono per la sua reiterazione di temi e preferenze). Giunto ad una età mentale giovane ma in un corpo abbastanza assestato mi guardo allo specchio. Ma mi progetto – proietto anche. Più con la testa che nella pratica,per ora. La gotta e la tachicardia sono delle belle scatole cinesi in cui si è costretti se ci vai dentro. Di avere un figlio me ne sono accorto in passato e non è stato per nulla male, anzi è stata una piacevole scoperta e frequentazione (Anche se, il ragazzo, è venuto fuori dopo mille dubbi e resistenze attive da parte mia). Bella esperienza! L’ho seguito, curato, addestrato e vissuto intensamente. Oggi so che ho un figlio il sabato pomeriggio quando gioca a calcio. Ma anche questa situazione durerà ancora poco. Fra un po volerà nel mondo (quasi..) da solo.. Si soddisferà durante il suo percorso esistenziale ? Questo lo posso solo sperare. Sono ritornato a guardare con intensità al centro di me stesso e vivrò diviso tra attenzioni verso di me e verso il mio amore (.. sento che la corda dell’esistenza tira in quella direzione..) Sarà paura, bisogno, o magari è ancora e semplicemente amore ?! Un piano chiaro del prossimo futuro l’avrei ma non è facile operativamente , quindi mi costruisco anche un piano di “seconda scelta”. Per ora metto in fila le preferenze di un quotidiano non imbronciato, di un gioco con le parole, di una ricerca di accompagnamenti musicali di qualità. Ma sono aperto anche a nuovi amici e mi motivano pure nuove idee socio culturali. Vorrei “darmi alla ricerca scientifica” (prima scelta) con maggiore intensità e con rinnovata base conoscitiva e strumentazione tecnica operativa. Se poi le staminali mi dessero di più mi prometto di non disdegnare la finestra dello spazio tempo che si aprirebbe e la forza che ne potrei ricavare. Questo futuro di spazio tempo rinnovato lo riempirei (almeno) con una preferenza : spostando la mia attenzione quotidiana e strategica dalla gestione del “peso della fisicità” alla leggerezza del sperimentazione conseguente al “fare pensieri operabili” prima della perfetta conoscenza. Pensieri di futuri mondi benedettamene immensi e “meravigliosi” da esplorare e plasmare anche con determinazione. Mondi dove, come dice il poeta, “.. solo il meraviglioso è bello”, e sarà ancora più bello!.
- Tiziano Terzani (ecco una citazione di una grande autobiografia messa in un libro (LA FINE E’ IL MIO INIZIO)) Qui un padre racconta al figlio il grande viaggio della vita.
… “Tiziano Terzani, sapendo di essere arrivato alla fine del suo percorso, parla al figlio di cos'è stata la sua vita e di cos'è la vita: "Se hai capito qualcosa la vuoi lasciare lì in un pacchetto", dice. Così racconta di tutta una vita trascorsa a viaggiare per il mondo alla ricerca della verità….”
… Dal dialogo tra Tiziano Terzani e il figlio Folco. Parlando del "Potere".
” … Tiziano: Adesso sono curioso. No, non sono curioso, sono sereno, Folco. Sono sereno. Non mi aspetto assolutamente più niente.
Folco: Allora puoi finalmente riposarti.
Tiziano: La puoi mettere così, se vuoi.
Folco: Non devi più correre.
Tiziano: Questo è vero, perché un po' ho sempre sentito che avevo delle responsabilità. Quel senso del dovere, poi, che avevo sempre addosso, quel senso che, insomma, era giusto fare certe cose o non farle. Trovavo bello quello che ha detto Martin (Woollacott, del "Guardian" n.d.R.) l'altro giorno, che io avevo un senso della moralità. Ma non ero io... era che non c'era niente di più importante nella mia vita, non c'era niente di più grande, sai... sono uno che non ha mai fatto compromessi. Non ne ho avuto forse un grande bisogno, ma avevo una ripulsione per i compromessi e se questa la vuoi chiamare moralità, sì. Ho fatto questo mio mestiere proprio come una missione religiosa, se vuoi, non cedendo a trappole facili. La più facile, te ne volevo parlare da tempo, è il potere. Facendo questo mestiere la frequentazione del potere è necessaria, indispensabile. Di ogni tipo di potere: il potere assassino, il potere giusto, il potere... il Potere. Perché è quello che determina le sorti del mondo e tu che sei lì a descriverle devi andare dal potere a chiedergli come stanno le cose. Ecco, di nuovo senza che io me lo sia detto una mattina facendo un voto, senza che io ci sia arrivato attraverso constatazioni altrui, io ho sempre provato una ripulsione per il potere. Forse, nel fondo sono un anarchico, ma a me vedere un presidente, un ministro, un generale, tutti con la loro aria tronfia, tutti con la loro pillola da rivenderti, mi ha sempre fatto ribrezzo. Il mio istinto è sempre stato di starne lontano. Proprio starne lontano, mentre oggi vedo tanti giovani che godono, che fioriscono all'idea di essere vicini al Potere, di dare del "tu" al Potere, di andarci a letto col Potere, di andarci a cena col Potere, per trarne lustro, gloria, informazioni magari. Io questo non lo ho mai fatto. Lo puoi chiamare anche una forma di moralità.(La sua voce si abbassa)
Perché il potere corrompe, il potere ti fagocita, il potere ti tira dentro di sé! Capisci? Se ti metti accanto a un candidato alla presidenza in una campagna elettorale, se vai a cena con lui e parli con lui diventi un suo scagnozzo, no? Un suo operatore. Non mi è mai piaciuto. Ho sempre avuto questo senso di orgoglio che io al potere gli stavo di faccia, lo guardavo, e lo mandavo a fanculo. Aprivo la porta, ci mettevo il piede, entravo dentro, ma quando ero nella sua stanza, invece di compiacerlo controllavo che cosa non andava, facevo le domande. Sono stato uno dei giornalisti che alle conferenze stampa del mondo era proverbiale per fare sempre le domande più provocatorie, quelle che non vedi più fare oggi. Quelle che non vedi rivolgere alla Condoleezza Rice che l'altra sera diceva "Le Nazioni Unite ora ci stanno bene a mano". Bastava che uno si riprendesse i giornali di due anni fa "Un momento! Lei il 14 maggio, alle cinque e quaranta alla CBS ha detto «Le Nazioni Unite sono irrilevanti, sono piene di assassini e sono piene di dittatori». E ora le Nazioni Unite sono il toccasana? Ma ci piglia per il culo?!"
(Rido)Questo è il giornalismo. I giornalisti più orribili sono quelli che stanno nel Pentagono, nel ministero degli Esteri, sempre lì, pronti a pigliare il caffè. Si annuncia "Conferenza stampa!" e loro accorrono…. “
Folco: Allora puoi finalmente riposarti.
Tiziano: La puoi mettere così, se vuoi.
Folco: Non devi più correre.
Tiziano: Questo è vero, perché un po' ho sempre sentito che avevo delle responsabilità. Quel senso del dovere, poi, che avevo sempre addosso, quel senso che, insomma, era giusto fare certe cose o non farle. Trovavo bello quello che ha detto Martin (Woollacott, del "Guardian" n.d.R.) l'altro giorno, che io avevo un senso della moralità. Ma non ero io... era che non c'era niente di più importante nella mia vita, non c'era niente di più grande, sai... sono uno che non ha mai fatto compromessi. Non ne ho avuto forse un grande bisogno, ma avevo una ripulsione per i compromessi e se questa la vuoi chiamare moralità, sì. Ho fatto questo mio mestiere proprio come una missione religiosa, se vuoi, non cedendo a trappole facili. La più facile, te ne volevo parlare da tempo, è il potere. Facendo questo mestiere la frequentazione del potere è necessaria, indispensabile. Di ogni tipo di potere: il potere assassino, il potere giusto, il potere... il Potere. Perché è quello che determina le sorti del mondo e tu che sei lì a descriverle devi andare dal potere a chiedergli come stanno le cose. Ecco, di nuovo senza che io me lo sia detto una mattina facendo un voto, senza che io ci sia arrivato attraverso constatazioni altrui, io ho sempre provato una ripulsione per il potere. Forse, nel fondo sono un anarchico, ma a me vedere un presidente, un ministro, un generale, tutti con la loro aria tronfia, tutti con la loro pillola da rivenderti, mi ha sempre fatto ribrezzo. Il mio istinto è sempre stato di starne lontano. Proprio starne lontano, mentre oggi vedo tanti giovani che godono, che fioriscono all'idea di essere vicini al Potere, di dare del "tu" al Potere, di andarci a letto col Potere, di andarci a cena col Potere, per trarne lustro, gloria, informazioni magari. Io questo non lo ho mai fatto. Lo puoi chiamare anche una forma di moralità.(La sua voce si abbassa)
Perché il potere corrompe, il potere ti fagocita, il potere ti tira dentro di sé! Capisci? Se ti metti accanto a un candidato alla presidenza in una campagna elettorale, se vai a cena con lui e parli con lui diventi un suo scagnozzo, no? Un suo operatore. Non mi è mai piaciuto. Ho sempre avuto questo senso di orgoglio che io al potere gli stavo di faccia, lo guardavo, e lo mandavo a fanculo. Aprivo la porta, ci mettevo il piede, entravo dentro, ma quando ero nella sua stanza, invece di compiacerlo controllavo che cosa non andava, facevo le domande. Sono stato uno dei giornalisti che alle conferenze stampa del mondo era proverbiale per fare sempre le domande più provocatorie, quelle che non vedi più fare oggi. Quelle che non vedi rivolgere alla Condoleezza Rice che l'altra sera diceva "Le Nazioni Unite ora ci stanno bene a mano". Bastava che uno si riprendesse i giornali di due anni fa "Un momento! Lei il 14 maggio, alle cinque e quaranta alla CBS ha detto «Le Nazioni Unite sono irrilevanti, sono piene di assassini e sono piene di dittatori». E ora le Nazioni Unite sono il toccasana? Ma ci piglia per il culo?!"
(Rido)Questo è il giornalismo. I giornalisti più orribili sono quelli che stanno nel Pentagono, nel ministero degli Esteri, sempre lì, pronti a pigliare il caffè. Si annuncia "Conferenza stampa!" e loro accorrono…. “
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