sabato 24 maggio 2008

- omaggio a Tagliasco (una persona a me sconosciuta prima della sua scomparsa) : sintesi della "Teoria della mente allargata"


- Coscienza e Realtà in un guscio di noce
Sebbene l'esposizione completa della Teoria della Mente Allargata richieda un certo spazio, è possibile rissumerla tutta in una serie di affermazioni concatenate. Eccole.
1. La realtà è una e la miglior conoscenza che ne possiamo avere è una teoria che tenga conto di tutti i fatti dell'esperienza facendo uso del minor numero di entità.2. I fatti dell'esperienza sono sia soggettivi che oggettivi.3. Ogni fatto dell'esperienza si manifesta attraverso la propria esistenza, ciò che rappresenta e il suo essere in relazione-con.4. Niente esiste senza rappresentare.5. Niente rappresenta senza essere in relazione-con.6. Niente è in relazione-con senza esistere.7. Niente rappresenta senza esistere.8. Niente esiste senza essere in relazione-con.9. Niente è in relazione-con senza rappresentare.10. Rappresentazione, esistenza e relazione-con sono manifestazione, categorie, ruoli di un'unica entità che è l'onfene (o relazione intenzionale).11. Essere un evento è un ruolo (non un'entità). Evento identifica quello che un entità fa, non ciò che è.12. Il ruolo dell'evento è determinare una differenza nella realtà, cioè essere qualcosa, cioè avere un contenuto, cioè essere in relazione-con qualche aspetto della realtà.13. L'onfene (o relazione intenzionale) è il candidato ontologico più economico per identificare il supporto unico identificato dai punti 4-9, l'evento è il ruolo fondamentale che muove la realtà.14. Ogni onfene svolge il ruolo dell'evento, è perciò il candidato naturale per gli eventi.15. 'Ogni evento è un'onfene' è una necessità contingente.16. 'Ogni onfene è un evento' è una necessità a priori.17. Contenuto è ciò che è, un'onfene (o relazione intenzionale) è quindi è un possibile contenuto.18. Ogni onfene è relazione-con quindi è il contenuto di un'altra onfene (o relazione intenzionale), se non lo fosse sparirebbe dalla realtà.19. Poiché ogni onfene ha un contenuto questo può essere o un contenuto semplice o un'altra relazione intenzionale.20. Un'onfene (o relazione intenzionale) che ha per contenuto un'altra relazione intenzionale è una relazione di secondo grado.21. Nello stesso modo si possono avere onfene di grado elevato a piacere.22. Un'onfene (o relazione intenzionale) di primo grado esprime un evento soggettivo.23. Un'onfene (o relazione intenzionale) di secondo grado esprime un evento oggettivo.24. Un'onfene (o relazione intenzionale) di grado superiore al secondo esprime una proposizione della logica.25. Gli eventi soggettivi (le onfene di primo grado) definiscono il dominio della soggettività (senza bisogno di soggetti in quanto principi autonomi, credenza idealista nel soggetto).26. Gli eventi oggettivi (le onfene di secondo grado) definiscono il dominio della oggettività (senza bisogno di oggetti in quanto principi autonomi, credenza materialista nelle estensioni).27. Gli eventi logici (le onfene di grado superiore al secondo) definiscono il dominio delle verità a priori (senza bisogno di un terzo regno).28. Gli eventi soggettivi rappresentano eventi semplici, gli eventi oggettivi e logici rappresentano relazioni intenzionali o significati.29. Il contenuto degli eventi semplici è il contenuto fenomenico qualitativo degli stati soggettivi (colori, sapori, piacere, dolore).30. Il contenuto degli eventi oggettivi è il contenuto intrinseco di una onfene in quanto relazione (prima-dopo, sopra-sotto, più grande-più piccolo).31. Il contenuto degli eventi logici è il contenuto intrinseco di una relazione fra eventi oggettivi (implica-che, vero, falso).32. Ogni rappresentazione, e ogni significato, comporta un evento reale, cioè esiste (Principio di conservazione della rappresentazione e del significato).33. Ogni onfene unifica una parte della realtà che ne costituisce il contenuto (Principio di unificazione della realtà).34. Ogni onfene ha, per contenuto, un evento - o una serie di eventi - che si definisce evento critico.35. L'evento critico è quell'evento - quella serie di eventi - la cui esistenza è stata essenziale per la relazione intenzionale (necessari e sufficienti).36. L'evento critico è il contenuto della propria relazione intenzionale.37. Il soggetto è un insieme di rappresentazioni.38. Il soggetto è un insieme di onfene unificate dall'essere contenuto di un'altra onfene.39. L'onfene (o relazione intenzionale) che unifica il contenuto di un soggetto è detta il principio dell'io o io.40. Il contenuto proprio dell'io in quanto onfene unificante, è il sé.41. L'io oggettivato è il sé (l'io in quanto contenuto di un'altra onfene è il sé).42. Il sé è un'unità e perciò esiste.43. La coscienza è il soggetto, cioè un insieme di rappresentazioni unificate.44. La mente è mente cosciente, cioè coscienza, cioè soggetto.45. L'autocoscienza si ha quando il soggetto ha, tra i propri contenuti, anche il sé.46. La mente è parte della realtà, fare esperienza vuol dire allargare la parte di realtà che fa parte di un certo soggetto.47. Ogni stato contenuto si presenta alla coscienza in quanto un'onfene (o relazione intenzionale), con quel contenuto, diventa parte del soggetto.48. L'atto attraverso cui la coscienza perviene a un nuovo contenuto è sempre lo stesso: il soggetto si allarga includendo una nuova relazione intenzionale.49. La precedente non significa che il soggetto acquista un nuovo contenuto ma che l'essere del soggetto si modifica con una nuova relazione intenzionale.50. Non esistono eventi mentali (esperienza soggettiva, percezione, esperienza, conoscenza, credenze) che non siano eventi coscienti.51. L'esperienza soggettiva fenomenica è data da onfene (o relazioni intenzionali) di primo grado.52. La conoscenza oggettiva empirica è data da onfene (o relazioni intenzionali) di secondo grado.53. La conoscenza oggettiva a priori è data da onfene (o relazioni intenzionali) di grado superiore al secondo.54. La percezione è una rappresentazione cioè ha un contenuto.55. La percezione è convenzionalmente riferita a onfene di primo e secondo grado.56. Avere una percezione vuol dire che una onfene di primo o di secondo grado entra a far parte del proprio soggetto.57. Il contenuto della percezione è l'evento critico dell'onfene inclusa.58. La sensazione è percezione.59. La memoria è percezione il cui evento critico è più o meno lontano.60. Le allucinazioni e i fosfeni sono percezioni i cui eventi critici sono più o meno lontani.61. La percezione non veridica è percezione i cui contenuti di primo grado sono di origine diversa da quelli di secondo grado.62. Ogni stato cosciente ha un contenuto.63. Ogni percezione ha un contenuto.64. Non esistono atti della mente (credere, percepire, sentire, intuire, intelligere) a parte l'entrare a far parte del soggetto, da parte di una relazione intenzionale.65. I diversi atti corrispondono a ruoli assunti dalla onfene (primo, secondo e gradi successivi).66. Un pensiero è un contenuto di grado superiore al primo.67. Pensare vuol dire percepire i propri pensieri.68. Il linguaggio è un insieme di relazioni tra contenuti.69. Un concetto è un insieme di relazioni che identificano un contenuto.70. Un concetto può corrispondere a un significato o può essere una rete senza contenuto. Nel primo caso è un concetto reale nel secondo caso è un concetto fittizio.
http://www.consciousness.it/manzotti/Books/CoscienzaRealta-2520noce.htm

Chi era
Nato a Savona il 26 febbraio 1941. Nel 1965 si laurea in Ingegneria elettronica e viene nominato assistente ordinario nel settore delle misure e del controllo automatico. Perfeziona la sua preparazione nelle aree della psicologia della percezione e del controllo motorio negli USA presso la Harvard University e il MIT. Dal 1974 insegna Principi di Bioingegneria (dal 1980 come professore ordinario) a Genova.Nel 1984 diviene il primo direttore del Dipartimento di Informatica, Sistemistica e Telematica.Negli Ottanta si interessa di strutturazione e di trasmissione del sapere attraverso vecchi e nuovi media.Dal 1986 al 1995 lavora come esperto presso il MURST, l'UE e l'OCSE sulla formulazione di scenari per il futuro.Nel 1996 è il primo Presidente del Corso di Laurea di Ingegneria Biomedica e insegna dal 1998 al 2000 presso il Corso di Laurea in Scienze della Comunicazione a Torino. Lavorava al Dist (Dipartimento di Informatica, Sistemistica e Telematica) di Genova ed era famoso per gli studi su intelligenza artificiale e bioingegneria. (da media2000.it)

Vincenzo Tagliasco - docente di bioingegneria all'Università di Genova - si è suicidato con un colpo di pistola alla tempia (l'arma era regolarmente denunciata). L'allarme era stato lanciato venerdì 9 quando, recatosi al lavoro, non era più tornato a casa. Il corpo è stato trovato domenica 11 vicino a Chiavari, dove viveva.

http://www.mentelocale.it/festivaldellascienza/contenuti/index_html/id_contenuti_varint_20777



- SEI FAMILIARE CON IL CONCETTO DI “ONFENE”?

Credo che il punto di vista fondamentale della neuroscienza sia sensato. Ogni processo della mente corrisponde a un processo biochimico ed elettrico del cervello. Dobbiamo lavorare con ciò che abbiamo, con ciò che possiamo vedere. E’ un punto di vista assai meno riduzionista di quanto possa sembrare.
1) Christof Koch, che ha lavorato per anni con il Nobel recentemente scomparso Francis Crick, direbbe: chi legge queste righe è cosciente. Coscienza è attenzione selettiva agli eventi del mondo. I Qualia - gli stati di prima persona, gli eventi soggettivi- sono “reali” perchè corrispondono a processi cerebrali specifici.
L’idea sottesa è che la mente “catturi” un mondo esterno e lo soggettivizzi. E’ una visione dualistica. Dogmatica. Si ripropone il problema dell’Immagine, dello Stato di Cose e della loro relazione, problemi che Wittgenstein credette di aver risolto (*Tractatus Logico-Philosophicus*) nel segno di una sorta di “strutturalismo” o meglio “consonantismo strutturale”. L’idea di “cattura”, di contemporanea “esternità” e “internità” della mente rispetto allo stato di cose è difficile. Non “spiega” nulla. Vede una cosa (la mente) in mezzo ad altre cose (la realtà). Illustra una cosa eterogenea rispetto ad altre cose eppure capace di entrare in relazione con esse attivando un processo dinamico di introiezione-rappresentazione. Un bel casino.
2) Molto interessante la posizione di Daniel C. Dennet. Da trentacinque anni si occupa di mente in maniera tanto scientifica quanto filosofico-psicologica. Le sue tesi hanno un afflato aperto, lasciano entrare spazio nella scatola cranica che troppi vorrebbero confine e prigione dell’esperienza cosciente. Non ci sarebbe “una” coscienza fenomenica. Diverse “agenzie cognitive” opererebbero in parallelo, senza un “agente centrale”. Il senso dell’Io sarebbe un effetto complessivo di questa interazione, che darebbe luogo a coalizioni transitorie, mutevoli, cangianti. Non ci sarebbe nessun “Io” a osservare lo spettacolo del mondo. L’esperienza di prima persona e la sensazione di essere agenti autonomi, unitari nascerebbero da un’illusione supersemplificata, frutto dell’evoluzione, che permette di assumere decisioni in tempo utile per la sopravvivenza. 3) Riccardo Manzotti e Vincenzo Tagliasco, due ingegneri-filosofi che operano al dipartimento di informatica, sistemistica e telematica dell’università di Genova sono autori di una teoria cognitiva assai avanzata. La teoria è nota come Mente Allargata, e introduce un concetto semplice, economico, esteticamente pregevole, che si porrebbe alla base della realtà e dell’esperienza, intese come non-divisibili.
Il principio di Heisenberg stabilisce l’impossibilità di separare il fenomeno misurato dall’apparato sperimentale. Cade così, per estensione, la discriminazione tra Soggetto e Oggetto. Idealismo e Materialismo “solidista” crollano. Per Manzotti e Tagliasco quando sorge una rappresentazione mentale non c’è una distinzione vera tra evento e ciò che lo rappresenta. Non esiste un “dentro” e un “fuori”. La realtà è complessiva e non può essere mutilata dalla discriminazione linguistica tra Io e Altro. La realtà sussiste come Onfene (da Ontos, Phenomenon e Episteme), processo fisico singolare, molteplice, soggettivo e oggettivo insieme, complessivo, con contenuto fenomenico. Quando osserviamo un tramonto, il processo che definiamo “noi stessi” si allarga fino a comprendere nuovi eventi, senza che sia possibile discriminare tra qui e là, esterno e interno, punti di vista relativi che non indicherebbero niente di sostanziale, di originario.

http://www.wumingfoundation.com/italiano/outtakes/newsaddiction.html

La teoria della mente allargata
Riccardo Manzotti, Vincenzo Tagliasco Dipartimento di Informatica, Sistemistica e Telematica Università di Genova manzotti@dist.unige.it
Il problema della coscienza, non affrontata in modo scientifico per gran parte del XX secolo, è tornato prepotentemente alla ribalta grazie anche all’enorme sviluppo delle tecniche di indagine non invasive delle funzioni cerebrali. Sorprendentemente questi risultati non hanno portato a una maggiore comprensione della coscienza. Eppure la coscienza (fenomenica) è un fatto empirico: qualcosa che quotidianamente si presenta a ciascuno di noi. Com’è possibile che sia così elusiva e misteriosa? Per risolvere l’enigma è necessario superare la visione cartesiana secondo la quale il mondo da due domini separati: la mente e le cose. Come si legge nella via del Samurai: non è bene quando una
cosa diventa due. Per capire la coscienza è importante comprenderne la natura dell’essere in relazione con il mondo. Il cervello fa esperienza del mondo esterno. Com’è possibile? In questo articolo proponiamo una teoria basata, non su oggetti statici, ma su un processo fisico (denominato onfene) che può essere descritto sia da un punto di vista relazionale, che rappresentazionale, che oggettuale. Questo processo fisico non è confinato nei limiti fisici del cervello, ma si estende dagli oggetti di cui siamo consapevoli fino a terminare nelle attivazioni neurali. Secondo questo punto di vista la mente è pertanto “allargata” a comprendere tutto ciò di cui siamo coscienti.

http://www.consciousness.it/manzotti/publications/PDF/ManzottiTagliasco2003La%20Teoria%20della%20Mente%20Allargata.pdf


venerdì 23 maggio 2008

- quando la semplificazione (delle galere) rischia di prendere il sopravvento


Una breve considerazione su questi nostri giorni in Italia dal lato delle pubbliche decisioni mi è inevitabile data l’incisività dei cambiamenti (almeno nominali) in atto. Ieri il governo si è riunito a Napoli. L’incontro si è svolto - in un luogo simbolico dopo una campagna elettorale - in parte fatta speculando anche sulla spazzatura presente nelle strade della Campania – nelle strade di Napoli. E’ (forse) anche giorno simbolico e sintetico di una politica. Le discariche e i termovalorizzatori si faranno ma a) non si dice dove (i luoghi sono stati segretati !!) e b) per difenderli (per difendere le discariche si intende…!!) si procederà con l’impiego dell’esercito e la messa in galera di chi dovesse frapporsi con proteste o altre azioni di intralcio (semplificando). Di simbolico qui emerge la ricorrenza dell’uso della “galera” come promessa o - se volete - come minaccia (.. speriamo almeno che ci evitino che le minacce si trasformino poi in pratiche). Ma il simbolismo (per ora) della galera proposto da questo governo - non si esaurisce sull’approccio al tema dei “rifiuti” ma viene proposto per una certa serie di temi (non tutti ma di quello su cui si soprassiede si potrebbe riparlarne..) : per risolvere la questione degli immigrati illegali, per gli affitti di case ad irregolari, per chi si oppone alle “soluzioni sui campi rom” … La galera è la promessa ! La galera è il sogno per la gestione della soluzione dei problemi. La rinuncia al ragionare collettivo per problemi e soluzioni responsabili sembra ormai (quasi) istituzionalizzato. Ma è credibile ed efficace questo percorso, questo sogno di semplificazione e di soluzione dei problemi via “galera” ? Non si può non notare che al doppio forno della comunicazione – progetto di comunicazione specifico rintracciabile nella campagna elettorale e in tutto il periodo in cui questa maggioranza politica nazionale fu all’opposizione nei due anni precedenti - della spensieratezza di “nani e ballerini” da una parte e della critica “all’impotenza della ragionevolezza del governo Prodi” precedente dall’altra ha lasciato il posto al tritatutto della semplificazione della riconsegna allo stato della gestione della “punizione”. Si può vivere bene in questa prospettiva? Si pensa veramente che questo percorso “galera” sia la soluzione per i problemi che le sfide della società odierna porta alla nostra comunità e ad ognuno di noi? La semplificazione (specie se per via di “galera” o violenza anche solo latente) ha sempre portato al conflitto , alla sofferenza. Certo, anche questo metodo della semplificazione è un modo di fare la storia, di vivere la vita da parte di singoli e di relazioni tra comunità. Ma , mi chiedo : se io, se altri gruppi sociali volessimo fare un altro percorso, volessimo “rischiare” di convivere diversamente, volessimo separarci dal sogno “galera” che cosa dovremmo fare ? cosa potremmo fare ? Molto probabilmente bisogna andare oltre alle attuali idee e pratiche di democrazia formali e di democrazie delle maggioranze legiferanti per tutti. Forse dovremmo imparare a vivere una strutturazione del pluralismo diverso, forse dovremmo passare da un pluralismo formale ad un pluralismo sostanziale. Comunque sia, io – da subito - mi distanzio dal "sogno" della soluzione dei temi sociali via semplificazione da “galera” !

lunedì 19 maggio 2008

- l'agenda politica (che mi fa soffrire) del "nostro tempo italiano"


Da circa un mese ci sono state le elezioni politiche italiane: uno spartiacque ?! Forse. Certamente una considerazione sull’agenda della discussione pubblica l’avvenimento lo propone, dire che lo impone.
Da due anni abbiamo assistito su (quasi) tutti i media ad un martellante messaggio “governo Prodi: diviso,litigioso e inconcludente!!” per la politica. Per quanto attiene l’agenda dei media per i temi del sociale si possono riassumere in quelli della campagna elettorale. Nella campagna elettorale si è proposto alla discussione – sempre sui (quasi tutti i) media - di “immigranti,di violenza, di “valori non relativi o relativi” e del bisogno di una maggioranza che sappia decidere.
Proviamo a dire solo i titoli di una diversa agenda : discutere della gestione dei processi di pluralismo nella glocalizzazione ; discutere dello sviluppo di economie e di benessere sociale intersocietario da rimodellare ; discutere su come promuovere lo sviluppo di nuove iniziative di ricerca e sviluppo (biotecnologie,nanotecnologie e scienze ambientali per fermarci qui; promuovere il confronto su arte e creatività nel mondo e nell’universo moderno; infine – ma solo esemplificativamente - come fare funzionare bene le istituzioni politiche e burocratiche pubbliche nella situazione socio economica esistente. E’ una agenda veramente folle? Elitaria? Fuori dalla portata? Che non affronta i temi del mondo italiano oggi? Improbabile ? Lasciamo pure il dubbio aperto per un attimo ma svolgiamo qualche considerazione “libera”. Quali sono i temi della produzione e dei servizi nella fase della rilocazione – delocalizzazione dell’industria tradizionale : (oltre alle ballerine e ai nani..) certamente si tratta di lavorare su biotecnologie per la gestione e lo sviluppo dell’esistente, di nanotecnologie per prodotti e servizi nuovi, di energie pulite per vivere l’ambiente e per promuovere le esplorazioni dell’universo. Fortunatamente qualcuno lavora su questo (sfortunatamente troppo pochi in Italia !) e qualche risultato c’è già. Procediamo. Quali relazioni sono preferibili tra indigeni e immigrati ? Forse c’è qualche d’uno che pensa di bloccare i processi di immigrazione con una bacchetta magica o con la repressione ? C’è poco da fare o si ripensa in modo adeguato e plurale il rapporto tra soggetti , territori e diritti o si rimane incartati nella perversa dinamica indigeno-immigrato / emigrato-indigeni ; amico-nemico. E questo con tutte le conseguenze relazionali conosciute : scontri, violenze e sofferenze come conseguenza ! Possiamo affrontare questi temi mettendo in agenda “le gambe di nani e ballerine” o si deve mobilitare il pensiero alto che è in tutti noi e che i professionisti del pensiero (lavoratori della ricerca e intellettuali nei vari saperi..) possono (artisticamente) sistematizzare e esaltare? Procediamo ancora. Possiamo ancora pensare ad una riforma del funzionamento degli apparati pubblici (poca professionalità, disorganizzazione o peggio ancora corruzione..) per via di suggestioni quali : meno tasse, burocrati al lavoro, licenziamento per i fannulloni pubblici… !? Molto difficile, improbabile !! Infine : che dire dell’agenda del “falso buonismo” emergente dove il confronto diventa “silenzioso assopimento” e dove la riproduzione di informazioni note (vedi informativa di Travaglio su Schifani etc : cosa fa scandalo?) (Per ricostruire la questione riporto direttamente le informazioni presenti su wikipedia : Critiche ed aspetti controversi. Nel 1979 Schifani è stato tra i fondatori (con una quota del 3%, pari ad un milione e mezzo di lire)[6] della società di brokeraggio assicurativo Sicula Brokers, nella quale ha anche assunto il ruolo di amministratore[7]. Tra i soci di questa società, vi erano l'ex ministro degli Affari regionali Enrico La Loggia, Benny D'Agostino, Giuseppe Lombardo e Nino Mandalà[8][9][10][11]: Benny D'Agostino - all'epoca dei fatti un imprenditore incensurato, grande amico, per sua ammissione, del boss Michele Greco[12][13][14], facente parte di una nota famiglia impegnata nella costruzione di porti e banchine in tutta la Sicilia - nel 1997 fu arrestato con l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e successivamente condannato; Mandalà, che nel 1980 era incensurato e svolgeva l'attività di rivenditore di carburanti, arrestato nel 1998 e successivamente condannato a 8 anni per associazione mafiosa[6][15][16], è stato definito dai giudici il capocosca di Villabate[17]. Risulterà, molti anni dopo, il gran favoreggiatore di Bernardo Provenzano ma anche fondatore di uno dei primi club di Forza Italia a Palermo[18]. Lombardo è stato presidente e consigliere delegato della società di recupero crediti Satris[19] della quale erano soci i discussi esattori ed uomini d'onore della "famiglia" di Salemi Nino e Ignazio Salvo, arrestati da Giovanni Falcone nel 1984[20]. Nel dicembre del 1980, un anno e mezzo dopo esservi entrato, Schifani ha poi liquidato la propria quota uscendo dalla società[6].
Nel 1992 Schifani insieme all'avvocato Antonino Garofalo è stato socio fondatore di Gms (una società di recupero crediti). Garofalo è stato arrestato nel 1997 e rinviato a giudizio per usura ed estorsione[7]. Schifani tuttavia non è stato coinvolto nella vicenda.
A metà degli anni '90, Schifani fu ingaggiato come consulente per l'urbanistica e il piano regolatore del Comune di Villabate, il cui sindaco Giuseppe Navetta è un parente del boss Mandalà. Nel 1999 il Comune viene sciolto per infiltrazioni mafiose nella giunta che ha nominato consulente Schifani[21][22][23][24].
Fonte http://it.wikipedia.org/wiki/Renato_Schifani ……… )
C’è necessità di (promuovere) una nuova agenda. I media conosciuti e “dominanti” hanno sin qui imposto una agenda inefficace e “deviante” (a mio avviso) rispetto alla qualità delle domande e delle possibili risposte per vivere bene nella società odierna e prossima ventura. Si tratta di costruire luoghi, mezzi e leader che la sappiano fare emergere. Lavorare per questo significa lavorare per dare risposte creative ai temi del disegno del nostro futuro prossimo.

domenica 18 maggio 2008

- sapori (diversi), personalità (plurali) e coscienze



sul tema della differenza di percezione, di differenze dell’esistente, sulle conoscenze e sulle pratiche plurali di ognuno e delle diverse forme associative - e quale introduzione ad un filone di riflessione (di mio forte interesse) quale quello relativo al concetto e alla pratica di “soggetto” - mi piace proporre la seguente citazione :

“Ogni momento del quotidiano è esperito da noi, esseri umani, sotto forma di esperienza cosciente. Ogni qualvolta guardiamo una rosa, odoriamo il profumo di un mandorlo, o gustiamo una prelibata vivanda, o pensiamo ai nostri affari, o ragioniamo di astrusi problemi matematici, facciamo una esperienza cosciente. La coscienza fenomenica, che contraddistingue il nostro stato di veglia, contraddistingue il nostro stesso esserci di persone. Anzi, potremmo persino concordare sul fatto che, senza l’esperienza cosciente, noi siamo assenti nel senso più pieno del termine. In quei casi tragici in cui la vita è preservata, ma non la coscienza (come in certe forme di coma), sentiamo che qualcosa di fondamentale è stato sottratto, che la vita da sola non è sufficiente a garantire l’integrità della persona. La coscienza è intrinsecamente soggettiva, ma la scienza studia programmaticamente gli enti oggettivi. L’oggetto naturale della scienza sembra incapace di catturare e di far suo un bersaglio evasivo come la soggettività degli stati coscienti.” Fonte : La teoria della mente allargata Riccardo Manzotti, Vincenzo Tagliasco

sabato 17 maggio 2008

- l'agenda (personale) e qualche considerazione sul "nodo gordiano"


- l’agenda (personale) e qualche considerazione sul “nodo gordiano”

Da qualche settimana non sono riuscito a concentrarmi e a fissare alcunché (qui sul blog) : non in forma di scrittura ristretta (semi poetica..) e neppure via considerazioni e prove di concettualizzazioni diverse.
Sono stato “distratto” o “impegnato” o “ingaggiato” in attività di lavoro che hanno messo a dura prova il tempo da me dedicato alla “concentrazione e allo studio libero”.
Questo pur rattristandomi fa parte dei movimenti della vita. In particolare gli eventi lavorativi hanno impattato anche sull’orientamento e sull’umore mio. In questa situazione si è evidenziato un notevole cambiamento nella mia “Agenda Personale”. Ho dovuto concentrarmi su temi e tempi – che a prescindere dal loro specifico interesse – mi hanno portato lontano dalle considerazioni e dal commento prospettico sulle vicende mie, del mondo e mie nel mondo con gli altri. Provo a riprendere il discorso interrotto. Lo faccio in una situazione diversa sia personale che politica (vedi elezioni italiane) su cui tornerò. Per ora, per sottolineare gli eventi di questo mio cambiamento di agenda personale vi propongo una considerazione sul “concetto e la pratica collegata al nodo gordiano”


- miti : nodo gordiano (da tagliare, dipanare o che altro ?)

Il mito del “nodo gordiano” - che viene dalla società Frigia (civiltà che si sviluppò qualche secolo prima della civiltà greca) - è emblematico e profondo. Un mito, profondo e raffinato come si ipotizza fosse la civiltà Frigia. Poi, i Greci – come tutte le civiltà che si impongono e riscrivono la storia – provarono a ridimensionare e ridicolizzare la cultura Frigia. Ma l’idea, il mito, la potenza dell’opzione su cui dover decidere sopravvisse e sopravvive ancora. La domanda ricorrente è : la complicazione del nodo, del problema come la si risolve?Alcuni rispondono tagliandolo,sbrigativamente e semplificatoriamente, come fece Alessandro Magno? Altri lasciano aperta la porta al dubbio, alla ricerca. Come tutte le conoscenze ,anche nella forma della struttura scientifica odierna, quando si affronta e si sistematizza una questione ce ne si presenta una nuova e spesso ancor più intricata ed intrigante. La pratica sta con il gesto di Alessandro, la grammatica con la raffinata intelligenza del dubbioso. Inevitabilmente , per quanto sappiamo vivere e pensare ad oggi, tutti assomigliamo praticamente e necessariamente ad Alessandro. Solo alcuni però, sanno che la necessità è solo una forma obbligata e non esaustiva - risolutiva. Nelle comunità reali, solo alcuni preferiscono il dubbio e la ricerca del bandolo anche se continuamente riposizionato. Un pensiero diverso potrà darci la forza di “abbandonare” il mito gordiano ? Arriveremo ai componenti del Big Bang? Chissà ? Fino ad allora la preferenza per il dubbio attivo e orientato alla ricerca è certamente segno di maggiore flessibilità e intelligenza nella lettura dei rapporti tra noi e l’insieme dell’esistente sociale e naturale. Cosa ho aggiunto con il richiamo del mito gordiano ? Molto poco, solo una modesta preferenza.