giovedì 5 giugno 2008

- Elogio (tattico) della solitudine ? NO! Elogio del solitario

La solitudine può fare paura, porta sgomento. L’essere , anche solo a volte, anche solo in modo programmatico dei solitari porta “dentro”, dentro al profondo della nostra discontinua e collega la nostra fisicità relazionalità. Noi che siamo isolati e connessi non possiamo sottrarci all’auto produzione, all’auto ascolto , all’auto fruizione. Prima di tutto !

Una citazione utile al concetto ed un omaggio.


- I solitari

Coloro che hanno per mantello lenzuoli funerari
provano la voluttà divina di essere solitari.
La loro castità ha pena dell'ebbrezza delle coppie
della stretta di mano, dei passi dal ritmo lieve.
Coloro che nascondono la fronte nei lenzuoli funerari
sanno la voluttà divina di essere solitari.
Contemplano l'aurora e l'aspetto della vita
senza orrore, e chi li compatisce prova invidia.
Coloro che cercano la pace della sera e dei lenzuoli funerari
conoscono la spaventosa ebbrezza di essere solitari.
Sono i beneamati della sera e del mistero.
Ascoltano nascere le rose sottoterra
e percepiscono l'eco dei colori, il riflesso
dei suoni...Si muovono in un'atmosfera grigio-viola.
Gustano il sapore del vento e della notte,
hanno occhi più belli delle torce funerarie.

R.VIVIEN (1877 - 1909, Francia)
Note: Poetessa di padre scozzese e di madre americana Il cui vero nome fu Pauline Tarn. Grande discepola di Saffo. Opere: "Cendres et poussieres" (Ceneri e polveri, 1902);"Sapho" (Saffo, 1903); "Vagabondages" (Vagabondaggi, 1917).

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