domenica 29 giugno 2008

- della "società delle decisioni"


- La società delle decisioni : come viverla e strutturarla (una nota)

In questo nostro mondo post - post industriale, dalle misure esageratamente fuori buon senso come il nano e il macro bisognerà pure trovare il modo di camminare con un passo spedito,fiducioso e metodologicamente forte anche nell’esplorazione e nella diversità.
Dire questo oggi è come fare una dichiarazione di ri-conquista del cielo. Se ne sono fatte tante di queste dichiarazioni e tante se ne ri-faranno. Ma noi siamo qui e con questa particolarità dobbiamo, vogliamo cimentarci.
Parlare di futuro, di ottimismo e di fattibile … in un mondo di nani, ballerine e guerre – (ancora per un poco ?) - esportate potrebbe sembrare un atto di fede improbabile.
Eppure ho la sensazione che il giro di boa sia già avvenuto. Magari misconosciuto , magari nascosto ma inesorabile. Le vecchie ideologie di capitalismo, di comunismo e di reiterazione quantitativamente allargata del conosciuto cominciano a farsi spessori non più adeguati alla bisogna. Si può uscire con guerre e distruzioni ma si può uscire anche con forme di “occupazione” “costruzione” diversa degli spazi. Io tifo per la seconda via. Per evidenziare questo mio orientamento propongo una nota elaborata diversi anni fa in cui affrontavo un ripensamento dell’idea di soggetto e di società. Allora l’idea di un soggetto plurale era ancora poco consolidata e poco frequentata. Oggi chi non ha evidenziato le sue ennesime facce ? A facilitare questa evidenziazione hanno contribuito tecnologie diverse che – a mio avviso – hanno sostituito l’ alfabetizzazione di massa del “Non è mai troppo tardi”: internet, nanotecnologie, biotecnologie e staminali per citarne alcune. Di alcune frequentiamo la suggestione dei titoli, di altre pratichiamo la moltiplicazione reale delle forme espressive e relazionali. Tutto questo sembra però costretto in un limbo sociale ed istituzionale che parla un’altra lingua, la vecchia lingua del potere che istituzionalmente gestisce premi e punizioni. E’ una situazione un poco paradossale a cui conviene fare fronte anche con un certo impegno.
Nel sociale e nell’istituzionale il lavoro necessario per un nuovo assetto è rimasto molto indietro, si tratta di porsi la questione e di rimodellare l’ambiente. Nani, ballerine e guerrieri devono stare al loro posto (c’è posto anche per queste forme espressive) ma non devono essere in condizione di agire “tra chi e quando uno” non è nè nano né puttannello né guerrafondaio.


- Appunti per lo studio della “Società delle decisioni” : note attorno alla “libertà di decisione”.


Premesse
La società delle decisioni :soggetti, flussi delle decisioni, modelli di decisione , mappe decisionali,risorse e interazioni
La libertà di decisione non è né può essere eguale. La libertà è relativamente arbitraria.
La società dopo “ il fondamento” : competenze decisionali (modelli decisionali), preferenze,risorse,interazioni
Verso il Pluralismo deciso e strutturato : le nuove community
Le regole principali della società delle decisioni plurale
Il metodo della società delle decisioni : La valutazione di impatto decisionale

Premesse

Di questi tempi,quando si inizia a riflettere sul mondo, ma ancor più su nuovi potenziali concetti per guardarlo meglio (necessari o opzionati) sembra che sia proprio vero che il mondo stia andando verso un nuovo inizio. Questa presunzione – percezione che capita non solo oggi è molto spesso una pura illusione. Questo avviene perché il mondo non sta ad aspettare la scintilla di un pensiero per ricomporsi (in un dato momento) ma anche perché le idee non sempre hanno una adeguata massa critica tale da diventare socializzabili,utili e contribuire a formare reali nuovi modelli di visione e decisione. Le tensioni internazionali in atto, legate alla capacità di spaziare nel modo da parte di intere comunità “proponendo” i propri punti di vista e la potenza “energetica - distruttiva - costruttiva” disponibile e diffusa in proporzioni tali che anche piccole iniziative potrebbero pregiudicare la struttura del mondo intero fanno sospettare che conviene mettere mano al tema di un nuovo modello di decisione. Un modello di decisione da mettere a disposizione delle nostre comunità in fretta per rendere il governo della situazione fattibile e conveniente. A questo, spero ci stiano lavorando in molti e che si possa arrivare a qualche innovazione significativa in tempi stretti. Da parte mia lo studio (ovvero la ricerca di concetti innovativi da utilizzare e proporre per leggere la realtà) della nostra società mi intriga da sempre e da diversi anni mi ha spinto a crearmi un concetto-slogan quale strumento di sintesi di questo mio insieme di riflessioni. L’idea di sintesi che meglio esprime la tipologia di società in cui viviamo e che meglio si addiceva al mio pensiero è quella di “Società delle Decisioni”. Una idea che racchiude più di un concetto e nel mentre identifica il punto attorno a cui fare sintesi propone una nuova generazione di concetti e di pratiche. Dopo la fortunata idea di società capitalistica che ha tenuto e tiene banco da qualche secolo, e dopo le tante idee di interpretazione delle evoluzioni sociali e istituzionali che si sono susseguite ed elaborate nell’ultimo secolo (società dello spettacolo, società postmoderna, società dell’informazione..) mi è sembrato forte, utile e preferibile concentrami ed esplodere il concetto di “società delle decisioni”. Una indicazione che appena proposta rischia ovviamente di essere molto generica e quindi necessiterà di forti articolazioni, motivazioni e approfondimenti di merito per renderla significativa e utile come modello espressivo ed interpretativo della realtà odierna e come strumento di costruzione del futuro socioistituzionale. Ovvero per agire nella nostra società. La sollecitazione a sviluppare queste note mi è stata procurata da un amico che pascola nei concetti di “libertà uguali” alla ricerca di possibili appoggi e mete su cui orientare l’agire politico. La “libertà uguale” – come poi avremo modo di dire anche attraverso una brevissima analisi del dibattito storico sui concetti di libertà nel tempo - è esattamente un’altra cosa dalla “libertà di decisione” collegata al concetto di “società delle decisioni” di cui qui voglio illustrare alcuni tratti al fine di testare il concetto e provare a socializzarlo.



La società delle decisioni : soggetti, flussi delle decisioni, modelli di decisione , mappe decisionali,risorse e interazioni

Marx inizia lo studio della società capitalistica guardandola attraverso la metafora della “merce”. Il mondo capitalistico è un sistema di produzione di “merci”. La metafora ha avuto una potenza esplicativa forte. Forse eccessiva e talmente ideologizzata da nascondere un approccio – pur presente anche in Marx - meno meccanicistico all’analisi sociale. La sociologia ha poi provato a “curare” e diluire questo meccanicismo ma oggi, anche lei, sembra poco efficace come strumento per operare e supportare una grande azione di rinnovamento culturale.
Se guardiamo bene,il mondo attuale si presenta come una gran massa di decisioni e di processi decisionali in corso, che si attraversano,sovrappongono,competono tra di loro. Non tutti i processi decisionali hanno lo stesso peso, la stessa direzione, gli stessi agenti, la stessa coerenza. La società delle decisioni si presenta decisamente e immediatamente plurale. Volendo estremizzare – e semplificando in modo non facilmente accettabile - la creazione di significato stessa è sempre “unica” e i significati diventano faticosamente socializzabili e socializzati. Il soggetto assegna e percepisce “significati” unici,originali che solo attraverso processi di costruzione di “sensi comuni” (faticosi) vengono poi socializzati. Anche le idee storicamente consolidate faticano ad essere trasmesse, e comunque devono e sono interpretate univocamente dai soggetti stessi. Questo avviene per la specificità ed unicità dei soggetti ma anche perché le idee disponibili spesso cozzano con la capacità di immaginare del soggetto e con le mutazioni che l’ambiente stesso pone ai concetti disponibili.
Come studiare allora questa “società delle decisioni”? Il compito è immenso e volendosi cimentare si potrebbe anche essere tacciati di mancanza di modestia intellettuale. Conscio di questo continuo queste note.
I punti centrali della costruzione di una visione adeguata alla “società delle decisioni” passano attraverso una rivisitazione di concetti di fondo storicamente sedimentati e la proposizione di nuovi concetti. I principali concetti che propongo di rivisitare e reinterpretare sono :
L’idea di soggetto
L’idea di decisione
Il modello di decisione
Le mappe decisionali
Il ciclo decisionale

L’idea di soggetto

Le idee di soggetto disponibili sono abbastanza numerose e certamente diverse. Le idee di “soggetto” sono state elaborate dalle diverse comunità, in periodi storici diversi e da immaginazioni anche diverse. Il soggetto “transitorio/in transizione tra forme diverse della natura” proposto nella cultura indiana è diverso da quello tutto giapponese della dichiarazione forte della semplice esistenza umana o da quello occidentale di figlio di dio o di prodotto dell’evoluzione storica (nelle sue diverse versioni).Un lavoro di analisi di questi concetti diversi di soggetto è auspicabile e in parte disponibile in alcuni studi specialistici. Un lavoro che comunque qui proponiamo di riprendere a chi ne fosse interessato perché potrebbe dare qualche aiuto alla rigenerazione del concetto stesso in modo nuovo. Per il nostro discorso userò delle semplificazioni forti. Il soggetto è una composizione relativamente instabile e strutturalmente transitoria. Composizione del soggetto. Ogni soggetto – per essere pensato ed agito come tale- deve avere almeno tre elementi costituenti : una composizione (consistenza fisica o strutturazione che sia), una capacità di elaborare (ed assegnare significati) e una capacità relazionale. In questo senso sono – tra l’altro- soggetti : gli esseri umani, le organizzazioni e le istituzioni. Un soggetto quindi si definisce ed esiste se è in grado di avere una sua struttura, una capacità elaborativa e una competenza relazionale. Questi elementi possono essere variamente “raffinati” o consistenti. Il soggetto è continuamente mutante non solo perché si modificano le sue componenti costituente (biologiche o biofisiche o istitutive) ma anche perché cambia i modelli di pensiero/ decisione e le forme relazionali che intrattiene.

L’idea di decisione

Che cosa significa decidere? Decidere : ovvero staccare, separare una parte – una direzione da un’altra. Decidere : preferire un possibile sviluppo,una opzione. Decidere : è un concetto di difficile definizione,semplificazione. Qualsiasi attribuzione di significato al concetto di “decidere” risulterebbe difficilmente univoco. In prima approssimazione e strumentalmente al nostro proposito definiamo decisione ogni intenzione o azione con conseguenze potenziali, siano esse concettuali o reali. La decisione non è semplicemente una preferenza espressa tra due o più alternative concrete. La decisione è anche parte del processo di creazione di significato. La decisione inizia subito - nel momento in cui il soggetto opera una qualche attività, una qualche forma espressiva o una qualche assegnazione e interpretazione di significato. Decidere è affermare l’esistenza, è l’affermazione dell’esistenza. Ogni soggetto è un decisore o non è.
*** La decisione non è però solo separazione,scelta è anche “occupazione” dello spazio-tempo.
La decisione ha come conseguenza la “proiezione” delle forme del decisore nel mondo,nell’ambiente che lo circonda. Non c’è esistenza del soggetto senza composizione,elaborazione e relazione. Proprio su quest’ultima – la relazione- si estrinseca il processo decisionale che ha come conseguenza l’occupazione di spazio-tempo.

Il modello di decisione

Un modello di decisione è uno schema che tiene assieme significati e preferenze. Ogni modello di decisione è da ogni soggetto elaborato , interpretato e utilizzato nella sue espressioni e nella sua esistenza. Se vogliamo fare dei macro esempi (riferimenti) su cosa intendiamo con “modello decisionale” possiamo ricordare a) lo studio e la forma dei modelli culturali (vedi quelli tanto studiati dagli esperti di “cultural studies”); b) le conoscenze scientifiche strutturate in teorie; c) le strutturazioni dei processi decisionali schematizzati (software..) d) i sistemi proiettivi a una o più variabili…
I modelli decisionali sono interpretati dai singoli soggetti, dalle comunità “omogenee”. I modelli decisionali sono diversi tra di loro. I modelli decisionali possono essere complementari e non solo obbligatoriamente alternativi tra di loro. I modelli decisionali sono più o meno complessi, sofisticati ed efficaci. Ogni soggetto sedimenta dei modelli di decisione che impiega più o meno consciamente, meccanicamente. I modelli di decisione servono a prendere decisioni : dalle più semplici alle più complesse e strategiche.

Le mappe decisionali

Quando un tema ,una interazione o una decisone si fa articolata e complessa il soggetto costruisce delle mappe decisionali per procedere nel processo decisionale. Le mappe decisionali hanno forma di segmenti plurali che si dispongono attorno alla questione che si sta affrontando e che richiede una presa di decisione. La mappa decisionale è “costruita” con la dotazione disponibile al soggetto. La mappa decisionale è “sovrapponibile” a quello che tradizionalmente abbiamo chiamato culture : le culture infatti creano dei segnaposti , assegnano valori direzionali che supportano il soggetto (con più o meno consapevolezza) nei processi decisionali ma non si esauriscono in questo. Le mappe decisionali (sempre rinnovate) si costruiscono tenendo conto a- dei modelli decisionali disponibili e delle preferenze di utilizzo espresse dal soggetto b- dei soggetti che partecipano o vorrebbero partecipare al ciclo delle decisioni; c- delle disposizioni delle risorse che entrano in gioco nel ciclo decisionale e di tanti altri fattori variabili che ogni soggetto predispone nell’affrontare i cicli decisionali. Le mappe decisionali assieme e come i modelli decisionali hanno delle conseguenze sui comportamenti del soggetto e sulle interazioni che questo ha nel ciclo decisionale.


Il ciclo decisionale

Il ciclo decisionale è una semplificazione concettuale dei processi che avvengono nella società delle decisioni. Il ciclo decisionale è da sezionare se lo si vuole conoscere e se lo si vuole agire; specie se lo si vuole governare attraverso regole preferite ed efficaci.



Le domande principali che dobbiamo e possiamo porci attorno al ciclo delle decisioni sono :
Quali sono le sequenze del processo decisionale?
Chi partecipa al ciclo decisionale?
Quali modelli decisionali partecipano al ciclo decisionale e come lo influenzano?
Come le mappe decisionali influenzano l’evoluzione dei processi decisionali?
Le risorse influenzano i processi decisionali?
Quali sono le conseguenze dei processi decisionali?

Quali sono le sequenze del processo decisionale?

Semplificando , le fasi del ciclo decisionale sono cosi rappresentabili:
la costruzione e la definizione dell’ordine del giorno / del tema su cui decidere: questa fase è molto critica perché genera una prioritarizzazione di alcuni temi su altri (il tema è stato studiato in comunicazione con un certa efficacia) ma anche definisce chi partecipa alla discussione (a prescindere anche da singole ed esplicite volontà)

le interazioni tra i soggetti del processo decisionale : in questa fase – che non ha una durata standardizzabile – i partecipanti a vario titolo del processo si confrontano e si relazionano

la conclusione del processo decisionale : in questa fase i soggetti e le risorse si dispongono in base agli esiti dei processi decisionali. I soggetti a loro volta si distanzieranno più o meno dalle decisioni assunte nel processo decisionale.

Nota : Il ciclo decisionale nel soggetto.
Il ciclo decisionale cosi come è stato tratteggiato nei paragrafi precedenti può essere – seguendo una simile struttura rappresentativa – impiegato anche da un singolo soggetto nel suo processo pre-interazioni.


Chi partecipa al ciclo decisionale?

La partecipazione al ciclo decisionale non è predefinibile o chiarito una volta per tutte. Ogni ciclo decisionale riguarda qualcuno, qualche cosa e si sviluppa in uno spaziotempo.La partecipazione dipende da diversi fattori che di volta in volta mutano o possono cambiare. La partecipazione può dipendere dalla volontà di perseguire un tema, un obiettivo da parte del o dei partecipanti, può dipendere da una condizione di contingenza (essere su un “territorio” dove il ciclo decisionale è proposto) che un soggetto si trova a “subire”. Certamente durante il ciclo decisionale la partecipazione può variare : ci possono essere abbandoni o inserimenti. La partecipazione dei soggetti in un ciclo decisionale dipende molto da variabili quali il tema, le contingenze, le risorse disponibili o intenzionalmente allocate, dai modelli di decisioni disponibili sul tragitto del ciclo e dalla conduzione delle interazioni.

Quali modelli decisionali partecipano al ciclo decisionale e come lo influenzano?

Non c’è un modello decisionale specifico che si collega ad uno specifico ciclo decisionale in modo “meccanicistico”. Certamente ci sono ricorrenze tra determinati ciclo decisionali e modelli decisionali adottati. Pensiamo ai cicli decisionali democratici e al modello decisionale ad esso collegato. Pensiamo al ciclo decisionale di una comunità patriarcale e al modello decisionale più o meno condiviso ma disponibile ai soggetti che vi partecipano. Pensiamo al ciclo decisionale delle chiese o delle comunità tematiche ed ai collegati modelli di decisione. Certamente però c’è anche un altro tema ,forse più importante: come si confrontano i modelli decisionali nei cicli decisionali ? Qui ci interessa dire che in ogni ciclo decisionale possono partecipare soggetti che sono dotati o che impiegano modelli decisionali diversi. Le diversità possono essere più o meno grandi ma certamente sono presenti. Il confronto tra modelli decisionali avviene attraverso l’interazione. Una interazione che terrà conto della conformazione del modello decisionale o dei modelli decisionali in dotazione o semplicemente scelti dai soggetti partecipanti e quindi della loro forza e delle risorse che ogni soggetto apporta a sostegno delle proprie preferenze al fine di influenzare il processo stesso.


Come le mappe decisionali influenzano l’evoluzione dei processi decisionali?

Le mappe decisionali che ogni soggetto costruisce o può costruire influenza i comportamenti del singolo partecipante ma anche del gruppo di partecipanti al processo di decisione.
Le mappe decisionali creano – integrando le preferenze espresse dai modelli decisionali- delle opzioni (si/no) che consentono alle decisioni di tener conto non solo degli elementi cognitivi ma anche dell’ambiente e delle disposizioni delle risorse nell’ambiente del processo decisionale. E’ intuitivo che una preferenza individuale ma ritenuta inefficace o minoritaria in un dato ambiente può portare il partecipante a decidere di abbandonare la comunità coinvolta nello specifico processo decisionale oppure può portalo ad investire in una missione in cui le risorse potrebbero essere “giocate e perse” senza benefici di ritorno. Le mappe di decisione suggeriscono , limitano o sollecitano la costituzione di gruppi più o meno omogenei e più o meno distanti.


Le risorse influenzano i processi decisionali?

In un ciclo decisionale – oltre alla potenza del modello decisionale che di per sé è una risorsa (diversa) disponibile ai soggetti stessi- le interazioni avvengono anche attraverso l’impiego di risorse che ne possono influenzare le forme e gli esiti. Le risorse possono essere di carattere diverso e di diversa consistenza. Sono risorse le competenze, le monete, i diritti in genere che possono essere impiegati dai partecipanti al fine di sostenere l’affermazione delle proprie preferenze. Le risorse sono spesso diverse nelle disponibilità dei soggetti, diversamente allocate da un singolo soggetto su più cicli decisionali a cui lui può partecipare o è chiamato a partecipare. Sta di fatto che la disposizione delle risorse dei soggetti nel ciclo decisionale ha potenziali ripercussioni importanti al fine di influenzare l’esito del confronto e delle deliberazioni. Pensiamo solo all’importanza che si ricaverebbe dal presidiare attraverso l’impiego delle risorse in dotazione agli uni e non ad altri i canali di comunicazione da e tra i soggetti partecipanti al ciclo decisionale al fine di far conoscere e valorizzare la proposta di un determinato “modello decisionale” o proposta di preferenze,pratiche.


Quali sono le conseguenze dei processi decisionali?


Il ciclo decisionale conclude il suo tragitto (anche in forme provvisorie) con una qualche forma di deliberazione. La deliberazione può essere più o meno formale. Spesso è informale. La deliberazione di un processo decisionale ha certamente delle conseguenze. Le conseguenze si evidenzieranno sia sui comportamenti dei soggetti partecipanti che sui territori o sulle regole che le deliberazioni producono e su cui estendono la loro influenza. La forma della deliberazione lascerà più o meno spazio di libertà ai soggetti stessi, al territorio e alle regole di controllo sulla conseguenza delle deliberazioni. Le conseguenze potranno essere accettate o rifiutate in tutte le scale di gradazione da parte dei soggetti ma in modo solo relativamente arbitrario. Ovvero : ognuno potrà accettare o rifiutare le deliberazioni in base alle proprie decisioni relativamente arbitrarie. Queste decisioni relativamente arbitrarie dovranno però fare i conti con la contingenza delle risorse disponibili per praticare con questo arbitrio lo spazio in cui le decisioni hanno conseguenze.


La libertà di decisione non è né può essere eguale. La libertà è meglio considerarla come la possibilità di esprimere preferenze in modo relativamente arbitrario.

Il dibattito sulle libertà è storico, ampio e diversificato. Non è qui la sede per una sua ricostruzione critica, anche se sarebbe di un certo interesse metodologico,storico e strumentale al discorso. Qui svolgeremo solo qualche considerazione al fine di meglio chiarire il nostro punto di vista. La libertà è stata spesso pensata e perseguita come una liberazione … da qualche cosa che costringeva a comportamenti o ad azioni. Ma è stata pensata e perseguita anche come un …. obiettivo da raggiungere : libertà di comportamento, di parola, per essere più eguali,per essere liberi di sognare .. Nel dibattito di una certa sinistra - in difficoltà dopo il necessario abbandono del concetto di eguaglianza (intesa come egualitarismo) come pilastro della propria azione decisionale – ha fatto capolino una idea di misurabilità delle libertà e da qui si sta provando a lavorare sul concetto di “libertà uguale” (o diversa) come bussola per l’azione politica. Potrebbe essere niente più che un tentativo, ed anche nelle migliori intenzioni è destinato a naufragare come tutte le semplificazioni idealistiche. La libertà eguale diventa infatti una meta, un’ideologia con cui misurare avvenimenti e preferenze. Cosi le preferenze vanno avanti per conto loro con le disuguaglianze esistenti e con modelli decisionali anche meno efficaci ed efficienti di quelli realmente e potenzialmente disponibili. Ovviamente ci dovremo tenere anche questa opzione ma non possiamo che considerarla una delle tante concezioni relativamente arbitrarie del concetto di libertà. Il concetto di libertà è certamente un elemento importante in tutti i modelli di decisione , in tutte le culture. Nella società delle decisioni il concetto di libertà va collegato alle decisioni stesse nel loro generarsi,evolvere,confrontarsi e deliberare. Ovvero la libertà è collegata alle preferenze ma anche al modello decisionale che genera e sostiene queste preferenze. Va anche detto che le identità individuali e-o comunitarie si costruiscono raramente attorno ad un solo parametro. Un elemento (parametro, preferenza, conoscenza ..) può certamente essere preponderante in un modello di decisione ma è sempre una mappa di convergenti preferenze e consistenze conoscitive o valoriali che costituiscono la mappa decisionale che porta poi a produrre decisioni e accompagna le conseguenze che da queste derivano. La libertà di decisione non può essere ridotta o ricondotta a un discorso semplicemente sulla libertà (intesa come valore normativo ..da .. o per..) quanto all’esito e allo stato di un movimento dinamico di fattori che di volta in volta costituiscono il propulsore , lo spazio del confronto e le conseguenze del processo decisionale (dei processi decisionali). La libertà di decisione è un nuovo modo per misurare la potenza o l’impotenza di individui e comunità. Ma questo può avvenire individuando e dando un valore alle mappe di decisione nella loro interezza ed articolazione.
Teniamo poi presente che individui e comunità possono avere espressioni diverse e successioni di preferenze anche “parallele” (partecipo di un’esperienza x con un y di risorse mentre all’esperienza x1 con y1 risorse..) e certamente discontinue : ovvero i cicli decisionali e le comunità possono essere frequentate anche in sequenze ravvicinate e discontinue con modelli di decisione diversi. Questo consente e richiede l’impiego di modelli decisionali che possono fare la differenza nei processi decisionali stessi e negli esiti di questi. Immaginiamo la potenza di un modello decisionale basato su una conoscenza limitata e un altro modello basato su una conoscenza più articolata e profonda. Questi modelli hanno conseguenze diverse sia sul ciclo decisionale che sulle libertà reali e / o percepite dei portatori –utilizzatori dei modelli decisionali specifici. Inoltre, conviene considerare che lo spazio di libertà può anche essere il risultato della somma di due modelli complementari di decisione che consentono (possono consentire) una maggiore capacità di visione, una migliore soluzione di un problema... Certamente oltre al modello decisionale ci sono anche altri elementi che influenzano lo spazio di libertà dei soggetti. Influenzano certamente l’arbitrarietà delle decisioni il contesto ambientale in cui si opera e le risorse a disposizione o quelle che si intendono impiegare in un dato ciclo decisionale. Importa anche la struttura stessa del soggetto ,ovvero la sua composizione. Lo studio di questi parametri articolati (di volta in volta costruiti sulle situazioni reali) potrà anche essere complesso e provvisorio ma ci darà elementi probanti di maggior interesse delle semplici evocazioni di principio sulle libertà. Concludendo possiamo dire : il concetto di libertà non è affatto da sacrificare. Sono però da sacrificare alcune visioni della libertà che non rendono efficace l’utilizzo del concetto stesso. Una idea di libertà intesa come preferenza relativamente arbitraria – di volta in volta diversa per scelta o necessità - ci sembra il modo migliore di riutilizzare questo concetto. Lavorare sui parametri che definiscono l’ampiezza della libertà stessa è questione successiva, di approfondimento e certamente utile.


La società dopo “il fondamento” creazionista e evoluzionista : modelli e competenze decisionali, preferenze, risorse, interazioni

Non posiamo rifiutare il terreno della “giustificazione” della scelta, della decisione. La domanda è classica : su cosa “fondiamo” le nostre scelte? Diciamolo in modo affermativo : Le scelte nella società delle decisioni sono “fondate” sull’arbitrio relativo del soggetto. Un arbitrio relativo che è “definito” dal modello decisionale che impieghiamo di volta in volta, dal tema che affrontiamo, dalle risorse di cui disponiamo nel ciclo decisionale, dalle risorse che dispongono ed impiegano gli altri e dall’andamento delle interazione tra noi e gli altri. L’abbiamo detto “in un solo fiato”! Ora però dobbiamo fare qualche digressione per provare a spiegarci meglio. Il fondamento ai tempi del politeismo era ricercato nella potenza del fenomeno che diventava dio,gli dei. Poi si è passati alla concezione di una potenza superiore che “crea il tutto” e che ne diventa il fondamento unico da cui tutto discende. Non regge troppo anche perché il tutto è decisamente troppo umano come costruzione. Quindi siamo arrivati alla dinamicità della scienza e del suo metodo della reiterazione dell’esperimento fisico con conseguente definizione della regola, della legge scientifica che fonda la conoscenza e - alla lunga - la preferenza. I due grandi modelli fondamentali (che provano a fondare il seguito dei discorsi..) : ovvero “il creazionismo” e “l’evoluzionismo” costituiscono due modelli decisionali che hanno avuto e hanno grandi conseguenze sociali,politiche e per gli individui. La società delle decisioni li contiene ma non si riduce a loro. Al “creazionismo” manca la fisica, si è usi dire. All’”evoluzionismo” manca principalmente la capacità di incorporare l’arbitrarietà creativa, potremmo dire. Gould ha provato a spingersi oltre il meccanicismo evoluzionista con una visione “puntuata” dello stesso. Ottimo ed apprezzabile sforzo. Ma è ancora troppo fisico e combinatorio questo evoluzionismo debole. Gli manca la complicazione dell’individualismo nella creazione e nello sviluppo delle forme esistenti. Certo, gli individualismi (espressivi) si susseguono e spesso scompaiono senza seguito. Ma possono anche lasciare traccia. Anzi al singolo, al soggetto forse interessa principalmente la traccia che lascia e questa dipende , ma anche costituisce .. la sua capacità e potenza creativa. Oggi possiamo pensare il fondamento solo in relazione ai processi decisionali e ai suoi componenti che di volta in volta variano. Ovvero, anche il fondamento diventa locale, provvisorio e collegato al processo decisionale. E questo avviene a prescindere dai diversi modelli di decisione che partecipano al confronto espressivo. E, questo fondamento, prescinde anche dall’impiego di modelli decisionali “fondamentalisti” perché li comprende nel pluralismo e nella dinamica stessa dei processi e dei cicli decisionali che si svolgono posizionandoli per la potenza che esprimono e “limitandoli” a quella.

Verso il pluralismo deciso e strutturato : le nuove community

Nella società delle decisioni si pongono alcuni grandi problemi : il luogo del confronto globale, il luogo delle preferenze comunitarie e le condizioni del soggetto. Nessuno di questi è oggi adeguatamente strutturato in modo soddisfacente da parte delle istituzioni e delle comunità che conosciamo. La strada però ci sembra tracciata. Le comunità si costituiranno sempre più in modo omogeneo attorno a delle preferenze. Gli individui parteciperanno alle comunità in modo tendenzialmente plurale. E uno spazio di confronto dovrà essere creato per governare tutte le dinamiche e le preferenze. Non tutte le comunità dovranno disporre di spazi fisici oltre che di preferenze. Non tutte le comunità avranno un formalizzazione istituzionalizzata delle regole da rispettare. Ma la possibilità per tutti sarà quella di agire sulla base di aggregazioni decisionali in comunità pluriformi che potranno darsi regole,spazio fisico e modelli di preferenze.
Di fatto alcuni esempi di comunità tematiche esemplificano parte del nostro discorso. In america circa il 30% della popolazione già vive in comunità fortemente caratterizzate o tematiche. Le comunità gay, le comunità degli anziani, le comunità religiose e via. Ma anche altre comunità già sono strutturate con loro regole formali o non. La società mondiale è una grande massa di comunità tematiche dinamiche, a ben guardare. Tutte queste comunità minano alcune regole della stato classico ormai affermato in occidente e pongono nuovi problemi. Ne proponiamo alcuni. Le comunità sono spesso regolate sulla base di un regolamento che può essere modificato non dai partecipanti alla comunità stessa ma dal proprietario immobiliare della comunità (esperienze americane) . Problema : chi deve decidere lo statuto di una comunità? Preferenze e realtà? Molte di queste comunità non vogliono più pagare le tasse (o parti di queste) allo stato federale in quanto si ritengono autosufficienti. Problema : quale tassazione e quale responsabilità su quel territorio? Infine qual è il ruolo del soggetto dentro e fuori delle comunità? A quante comunità un soggetto può appartenere? Come si regola la comunità verso un soggetto quando è nella comunità e quando è fuori? Chi giudica chi e su quali basi? Per la letteratura legale moderna sono temi in parte nuovi e in parte sconosciuti. Si tratta di ripensare le forme dei diritti nella società delle decisioni. Si tratterà di valutare cosa può ancora essere ritenuto “universale” e come questo vada organizzato. Il percorso di costruzione di questa nuova visione istituzionale e legale non è semplice perché certamente incrocia e si scontra con i modelli di pensiero più radicati,sedimentati e a volte diffusi oltre che con le istituzioni esistenti.


Le regole principali della “società delle decisioni”

La società delle decisioni ha bisogno di nuove regole. Quali saranno? Noi ne proponiamo alcune alla luce dell’idea di soggetto che abbiamo sopra proposto e a fronte della “analisi di grosso” esposta sui processi decisionali che costituiscono e trasformano la società delle decisioni. Diritto all’attraversamento. Pluralismo strutturato. Responsabilità pertinente. Supervisione glocale.

Diritto all’attraversamento.

Al soggetto dovrebbe essere garantito il diritto all’attraversamento. Ovvero : l’individuo dovrebbe apprendere più “modelli di decisione” al fine di operare una scelta o un impiego degli stessi. Al soggetto deve essere consentito di uscire ed entrare in più di una comunità e di comportarsi in coerenza con le situazioni specifiche. Al soggetto deve essere garantito uno spazio di confronto generico o “universale”. Un soggetto – come la sua “personalità” – potrà anche distribuirsi tra diverse preferenze.

Pluralismo strutturato.

Le comunità – rispettando il diritto di attraversamento – potranno strutturarsi in modo conforme alle proprie preferenze. Ovviamente ogni preferenza deve consentire statutariamente altre preferenze : ovvero il pluralismo strutturato. Ogni comunità avrà sue regole specifiche per regolare la convivenza tra comunitari.

Responsabilità pertinente.

La legislazione e la regolamentazione delle comunità potrà articolarsi sulla base delle proposte specifiche di ognuna. A chi fa parte della comunità si applicheranno le regole specifiche (quando è presente) e altrettanto avverrà a chi si trova nella comunità anche occasionalmente. Le responsabilità dei soggetti dovranno essere conformi agli ordinamenti locali delle comunità, ovviamente pre-conoscibili.

Supervisione glocale.

La regolazione delle interazioni e la gestione dello spazio di attraversamento dovrà essere “presidiato” da un “governo” specifico a cui verranno affidati solo compiti limitati a quelli di : regolare lo spazio comune, regolare le verifiche degli attraversamenti, verificare l’azione delle singole comunità in funzione delle interazioni tra comunità.


- Il metodo della società delle decisioni : La valutazione di impatto decisionale

La ricerca scientifica ha il suo metodo e dà grandi frutti in termini di produzione di conoscenze e di potenze messe a disposizione dell’umanità. Ma il metodo scientifico funziona e parla principalmente di regole e conseguenze fisiche (meccaniche o quantistiche) . Non è – forse- in grado di parlare di reali preferenze. I candidati al discorso sulle preferenze sono state le ideologie, quella religiosa compresa. Si tratta di dotarsi di un metodo di azione diverso e capace di reggere nella società delle decisioni. Una volta assunto il pluralismo strutturato delle diverse preferenze serve anche porre un limite a queste preferenze potenzialmente conflittuali, o meglio serve trovare il modo di governare l’estensione dell’esistenza, delle esistenze. Il metodo – che suggerisco - sia in positivo che in termini restrittivi è quello della valutazione dell’impatto decisionale. La valutazione di impatto decisionale deve analizzare e portare il confronto sul tema della compatibilità costitutiva della società delle decisioni, ma anche della loro estensione, proiezione. Le nuove regole costitutive della società delle decisioni dovranno fissare – definire – governare – presidiare i confini entro i quali l’azione della realtà sociale e materiali si svolge. Anche la valutazione di impatto decisionale dovrà essere “prodotta” attraverso la predisposizione e lo svolgimento di un ciclo decisionale. Sarà molto ampio e complesso ma è anche quello che serve (forse).



(Nota : contenuto elaborato tra il 1990 e il 1994)

venerdì 27 giugno 2008

- Istruiamoci : "Pronto Silvio?"

“Ecco gli audio delle telefonate tra Silvio Berlusconi e i suoi uomini sulle attrici e la spallata al governo Prodi. Leggi l'articolo Menù
12/09/2007 - 15:18 - Berlusconi chiama il direttore di RaiFiction Agostino Saccà
26/10/2007 - 11:56 - Berlusconi chiama il produttore televisivo Guido De Angelis
30/11/2007 - 17:40 - Berlusconi chiama Sacca'
4/11/2007 - 17:11 - Berlusconi chiama De Angelis
5/11/2007 - 18:47 - Berlusconi chiama De Angelis
2/08/2007 - 15:37 - Il membro AGCom Giancarlo Innocenzi chiama Sacca' e parlano dell'ex senatore Willer Bordon e di sua moglie, l'attrice Rosa Ferraiolo
24/10/2007 - 16:33 - De Angelis chiama Innocenzi”

Senza commento !! Istruiamoci !!!!!

http://espresso.repubblica.it/multimedia/2444353/1/1
http://espresso.repubblica.it/multimedia/2444353/1/6



“… Aiutami, quella è diventata pericolosa
Telefonata tra Silvio Berlusconi (B) e Agostino Saccà (S) del 12 settembre 2007. Il Cavaliere dice al dirigente Rai che gli vuole parlare di "due cose": la prima riguarda il senatore "calabrese eletto in Australia" e i metodi per contattarlo, la seconda l'attrice Antonella Troise.

B: Punto secondo, quella pazza della Antonella Troise...
S: Sì. ...”

“Silvio Segreto

Gli scambi politico-affaristici con il dirigente Rai Saccà. La supervisione sulle scelte Mediaset. Dalle intercettazioni di Napoli emergono le trame riservate di Berlusconi TUTTE LE TELEFONATE: LEGGI E ASCOLTA

Non è possibile che il produttore di fiction Valsecchi ha 50 milioni di euro di contratto quadro e lui niente. Ma insomma, qui si tratta di fare un contratto quadro che per lo meno sia di 30 milioni di euro all'anno per tre anni anche a Guido De Angelis...".

A parlare così in un'intercettazione telefonica agli atti della Procura di Napoli non è il direttore della fiction di Mediaset, Giancarlo Scheri. Nemmeno il direttore generale del gruppo Alessandro Salem. L'uomo che sta spiegando come suddividere la torta tra i produttori di serie televisive per Mediaset, riequilibrando le quote tra loro, è uno dei membri dell'Autorità garante delle Comunicazioni, Giancarlo Innocenzi.”

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/Silvio-segreto/2030911//0

giovedì 26 giugno 2008

- Capuccetto Red

(Continuando la valorizzazione dell’interlingue e la ricerca di necessari alleggerimenti nelle seriosità del quotidiano “ricevo e pubblico volentieri” un pezzo di creatività di linguistica popolare o se si vuole un pezzo di leggende metropolitane in comasco-inglesiente. Il tema è un po scontato ma la lirica della lingua ci porta ad apprezzare con un sorriso l’investimento di tempo anche se dedicato ad una storia conosciuta… J )


“One mattin her mamma dissed: `Dear Cappuccett, take this cest to the nonn, but attention to the lup that is very ma very kattiv! And torn prest! Good luck! And in bocc at the lup!`Cappuccett didn`t capish very well this ultim thing but went away, da sol, with the cest.Cammining cammining, in the cuor of the forest, at acert punt she incontered the lup, who dissed: `Hi! Piccula piezz`e girl! `Ndove do you go?``To the nonn with this little cest, which is little but it is full of sacc of chocolate and biscots and panettons and more and mirtills`, she dissed.`Ah, mannagg `a Maruschella (maybe an expression com: what a cul that had) dissed the lup, with a fium of saliv out of the bocc. And so the lup dissed: `Beh, now I dev andar because the telephonin is squilling, sorry.`And the lup went away, but not very away, but to the nonn`s House.Cappuccett Red, who was very ma very lent, lent un casin, continued for her sentier in the forest.The lup arrived at the house, suoned the campanel, entered, and after saluting the nonn, magned her in a boccon.Then, after sputing the dentier, he indossed the ridicol night berret and fikked himself in the let.When Cappuccett Red came to the fint nonn`s house, suoned and entered.But when the little and stupid girl saw the nonn (non was the nonn, but the lup, ricord? ) dissed:`But nonn, why do you stay in let?`And the nonn-lup: `Oh, I`ve stort my cavigl doing aerobics!``Oh, poor nonn!`, said Cappuccett (she was more than stupid, I think, wasn`t she? ), then she dissed:`But...what big okks you have!! Do you bisogn some collir?``Oh, no! It`s for see you better, my dear (stupid) little girl`, dissed the nonn-lup.Then cappuccett, who was more dur than a block of marm: `But what big oreks you have! Do you have the Orekkions?`And the nonn-lup: `Oh, no! It is to ascolt you better`.And Cappuccett (that I think was now really rin********ted) said:`But what big dents you have!`And the lup, at this point dissed: `It is to magn you better!` And magned really tutt quant the poor little girl.But (ta dah!) out of the house a simpatic, curious and innocent cacciator of frod sented all and dissed:`Accident! A lup! Its pellicc vals a sac of solds`.And so, spinted only for the compassion for the little girl, butted a terr many kils of volps, fringuells and conigls that he had ammazzed till that moment, imbracced the fucil, entered in the stanz and killed the lup.Then squarced his panz (being attent not to rovin the pellicc) and tired fora the nonn (still viv) and Cappuccett (still rin********ted).And so, at the end, the cacciator of frod vended the pellicc and guadagned honestly a sacc of solds. The nonn magned tutt the leccornies that were in the cest.And so, everybody lived felix and content (maybe not the lup!)”

martedì 24 giugno 2008

- Nel futuro dietro l'angolo (del mio ragazzo)

Parto
Parto ma anche lascio

Lascio il tepore incommensurabile del conosciuto
Lascio la scia dell’azione spesso ripetuta
Lascio la facilità della decisione ricorrente,sperimentata , già calibrata

Lascio
Lascio ma anche parto

Parto per vivere dei sapori non padroneggiati
Parto per un disegno,una confusa idea, una necessità temporale di vagare
Parto quasi burlone e quasi guascone
Parto per un nuovo giacimento locale
Parto anche con un certo smarrimento

Parto e non lascio

Parto anche con l’idea di costruzione
Ma senza pensare ad una macerie di nulla alle spalle

Parto ma con la consapevolezza dell’esistenza odierna :
parto sapendomi soggetto distribuito
nello spazio tempo
Parto senza scordare le mie collocazioni di volta in volta precise e relative
Parto comunque con delle coordinate
In questo universo ancora poco frequentato

Parto sicuro dei mondi affettivi solidi
che ho costruito nelle mie relazioni
… padre e madre compresi.

Parto e condivido, Parto e convivo

mercoledì 11 giugno 2008

- baffi senza (molta) testa




quelli che …
li guardi
e
(dicono di se, sono… un tale che …)
.. ho i baffi,
io !

quelli che …
(… lo stesso) si sono dimenticati di dire .
mi manca (abbastanza) testa

quelli che …
osservando constatano
che di tipi cosi
… ce n’é,
… eccome ce n’è !

con buona pace dell’idea del “baffuto”
(quelli intesi come “scaltri”.. )

domenica 8 giugno 2008

- buon viaggio ragazzo !

- buon viaggio ragazzo : tra attenzioni e “dis-attenzioni”

il mio bambino oggi viene diplomato (scuola superiore) ufficialmente
Non male!

Il mio bambino arriva eccitato alla meta
e sua madre non sta nelle “pelli”

Io sono un po disattento !?

Oggi è giorno importante :
- per il mio bambino : ad un “traguardo”
- per la sua mamma : per l’amore e la “gloria”
- per il suo papà c’è una certa dis-attenzione all’evento
(ma forse è solo una forma di attiva metabolizzazione
della libertà che si è fatta praticabile ufficialmente)
buon viaggio, ragazzo !

sabato 7 giugno 2008

- una cita-mano e "divertis cun la matita"

- una cita-mano

per esprime l’umore che ogni tanto mi attraversa in questo periodo (guardandomi attorno..) mi voglio far dare una mano da una citazione - rappresentazione, eccola : « L’inferno è già qui. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e che cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio » - (Italo Calvino, Le città invisibili, 1972)

- divertis cun la matita

Vun nurmal al disaria :
“kelli le matt”!

Guardal,
ma guardal ben :
.. al giuis in dall’usà la matita !?

Par me le propi Matt !
Intendi propi “Matt” !

E me dumandi,
dumandemas..,
che rudei al gha varà in dal cervel…

Me ghe pensi ma su no se rispond.

Forsi,
semplicement,
i matit ghin manca da piscinin…
… qund lu alera piscinin gheran no i matit

e par quest … val a save –
magari a lè immati !

Pensa te :
un matt, matt di matit
o anca..
sti matit tiran matt !!

(liguaggio di nicchia)

venerdì 6 giugno 2008

- equivoci "voluti" e idioti "volubili"

Oggi compare un rapporto sulla responsabilità dell’establishment americano in Iraq. Il titolo (bellone!, se non fosse troppo triste l’insieme… e le sue conseguenze ancora in atto …) della storia è : «Bush equivocò deliberatamente i dati Cia per poter invadere l’Iraq” (http://www.corriere.it/esteri/08_giugno_06/usa_bush_iraq_6e62e4f2- 33ae-11dd-9532-00144f02aabc.shtml) . Sono troppe le domande e il nervosismo (per impotenza) che la news porta con se. Pausa. Oggi si pubblica nel sottotitolo “Lui (Bush n.d.r.) , Cheney, Powell e Rumsfeld pronunciarono di proposito delle affermazioni equivoche”. Soffri !!, soffriamo !!!. Si io soffro, voi non so. Comunque una domanda – o se si vuole una considerazione - la faccio. Chi mai aveva dei dubbi? I giornalisti che hanno “informato”? I proprietari dei media che decidono chi sono i giornalisti ok e quelli ko? I soggetti che vivono di “riflesso più o meno intelligente” dei flussi informativi che si riverberano sui loro modelli decisionali, sui nostri piani decisionali? Chi aveva dei dubbi? I pregiudizi dell’autodifesa? I “meglio loro fuori” … di noi. Vergogna? Forse, ma in pochi : credo!. E se non c’è vergogna chi li ripaga questi “benpensanti” (cinici : basta?). Lasciamoci pure sulla soglia del benbensante. Vergogna , vergogna postuma, vergogna dei mentitori pubblici. E le anime belle ? Bell’impotenza! Verrebbe da dire!! Bell’impotenza: con chi potrei prendermela per questa impotenza in cui sento di appartenere ! Vergogna : mi sento un idiota “volonteroso”. Ma mi sento di vivere in un mondo fatto di “idioti volubili”, di idioti che ogni tanto sono “persone ragionevoli”. Ho vergogna anche per loro ! Me ne vergogno io, non mi chiedo se loro possano provare vergogna. Non c’è risposta adeguata. La prassi ha premiato ancora i “realisti” : peccato, una occasione perduta (ancora una volta). Ma una proposta si può fare? Piccola: io separerei il mio essere peggiore da un mio essere sognatore e positivo. E nutrirei diversamente questi mie “esseri”!. Questo , forse, potrei proporlo come innovazione, come azione per il livello associativo!

giovedì 5 giugno 2008

- Elogio (tattico) della solitudine ? NO! Elogio del solitario

La solitudine può fare paura, porta sgomento. L’essere , anche solo a volte, anche solo in modo programmatico dei solitari porta “dentro”, dentro al profondo della nostra discontinua e collega la nostra fisicità relazionalità. Noi che siamo isolati e connessi non possiamo sottrarci all’auto produzione, all’auto ascolto , all’auto fruizione. Prima di tutto !

Una citazione utile al concetto ed un omaggio.


- I solitari

Coloro che hanno per mantello lenzuoli funerari
provano la voluttà divina di essere solitari.
La loro castità ha pena dell'ebbrezza delle coppie
della stretta di mano, dei passi dal ritmo lieve.
Coloro che nascondono la fronte nei lenzuoli funerari
sanno la voluttà divina di essere solitari.
Contemplano l'aurora e l'aspetto della vita
senza orrore, e chi li compatisce prova invidia.
Coloro che cercano la pace della sera e dei lenzuoli funerari
conoscono la spaventosa ebbrezza di essere solitari.
Sono i beneamati della sera e del mistero.
Ascoltano nascere le rose sottoterra
e percepiscono l'eco dei colori, il riflesso
dei suoni...Si muovono in un'atmosfera grigio-viola.
Gustano il sapore del vento e della notte,
hanno occhi più belli delle torce funerarie.

R.VIVIEN (1877 - 1909, Francia)
Note: Poetessa di padre scozzese e di madre americana Il cui vero nome fu Pauline Tarn. Grande discepola di Saffo. Opere: "Cendres et poussieres" (Ceneri e polveri, 1902);"Sapho" (Saffo, 1903); "Vagabondages" (Vagabondaggi, 1917).