sabato 13 dicembre 2008

- prefazione - dedica

PREFAZIONE
Fromricto,
è una testimonianza di “un uomo senza qualità” nella società delle decisioni.

Fromricto,
è anche una testimonianza di voglia di vivere. Di un vivere in rapporto alle forme della materia che ci costituisce, di un vivere nella socialità dei tempi dati.
Un pensiero e un abbraccio va a tutti i lettori e ai miei due più vicini compagni di vita in particolare.

Fromricto
è testimonianza e stimolo di …..

- una soggettività vissuta dentro alle scienze anche se in modo “periferico” in termini di operatività come accade ai più
- un sociale in accelerata trasformazione che va intercettato e potenziato
- una quotidianità che incontra,inceppa e vive delle mille preferenze concettuali e pratiche che producono “gioie e dolori”
- una frequentazione “matura” dei piccoli gruppi
- una partecipazione attiva e consapevole alla ricerca di dilatare le forme del soggetto nelle sue componenti materiali, decisionali e relazionali

(buona avventura)

mercoledì 10 dicembre 2008

- Speranze (.. nei tempi diversi.. )

La nascita del concetto di “speranza”
si perde nella memoria
dei tempi andati

Le “speranze” (forse)
emersero sulla spinta
della proiezione dei ricordi (imbelliti..):
- del tragitto smarrito
- del piacere dell’incontro
- della costruzione dell’idea e della decisione


Le “speranze” (forse)
si svilupparono con lo sviluppo
delle fantasie come :
- distorsioni capaci di raddrizzare le cattive sorti
- distorsioni delle forme per piegarle alle armonie cangianti
- distorsioni dell’impossibile piegato al buon fine pratico

Le speranze oggi sono
proiezioni intellettuali dei saperi.
Le speranze oggi sono :
- piani di dilatazione della frequentazione della materia
- piani di interazioni impreziosite dalla consapevolezza dell’unicità e differenza
- piani di navigazione degli universi


Poi, ci sono le speranze individuali.

Le mie speranze di questi tempi :
- pianificare un reicontro gioioso con il mio ragazzo
- vivere il “ruvido” ed eccitante confronto quotidiano con la mia “amata preferita”
- l’interazione pacata con il “quotidiano” universale
- la ricerca della dilatazione possibile della mia “materia costitutiva”
- l’uso “intelligenze” delle opzioni di decisioni e le partecipazioni ai processi decisionali

domenica 30 novembre 2008

- la voglia di "tutto" (impossibile)

perché no?
La costruzione del tutto
è anche fuori da noi
Ma io voglio fare di tutto:
ma quanto voglio essere “invadente” ?

perché no?
La fruizione del tutto
implica azioni fuori di noi
Ma io vorrei fruire di tutto :
ma come è possibile ad una parte essere “fruitore totale” ?

perché no?
L’immaginazione del tutto
implica una visione globale “inclusiva”
Ma come potrebbe essere fattibile :
io guardo da un (solo .. anche se variabile.. e diverso) “punto di vista” !

perché no?
La voglia di tutto
è incommensurabile
Voglia di tutto :
spinge la curiosità al bordo
ma rischia di soffocare la nostra specificità,
la nostra definita forma di esistenza !

Perché no?
Rappacificarci con l’essere “parte” ?
Ma questo mi fa soffrire :
soffro di claustrofobia !

- esempio (tra i tanti) del pluralismo del soggetto ...


sabato 29 novembre 2008

- la necessità di entrare in partita

Premessa : fare entrare in partita tutte le differenze

La crisi è ciclica nel mondo capitalistico : c’è chi se la ride e sdrammatizza e c’è chi la mette giù dura in vario modo. Qui vorrei fare un discorso-proposta di percorso sintetico e un po per “tutti gli interessati”. La tesi di fondo è che l’esistenza di una crisi, probabilmente molto profonda, richiede delle iniziative molto profonde. Queste iniziative oggi sono assunte e governate principalmente da personaggi “interni” al problema. E’ necessario, a mio avviso, promuovere una generale “entrata in partita” di tutti. In particolare mi auspico che entrino in partita quelli che oggi non hanno voce adeguata, che hanno opinioni diverse dal “gruppo in fuga” che ci guida ufficialmente. Ovvero, mi auguro che entrino in partita tutte le diversità.


La crisi e le opportunità odierne

La “crisi” che stiamo attraversando è specifica e non può essere assimilata ad altre crisi. Non possiamo pensare che sia assimilabile alle crisi del primo novecento a cui si è risposto con insurrezioni e “rivoluzioni”, cooperazione per mangiare e sindacati che si batterono per i diritti base. Non possiamo pensare che questa crisi sia simile a quella del 29 che si dice fu risolta dal Keynesismo anche se poi si fatica a capire se il keynesismo si debba fermare al new deal o alla seconda guerra mondiale. Non possiamo neppure assimilare questa crisi alle tante crisi sociali e economiche più o meno profonde che si svilupparono negli anni sessanta e settanta dello scorso secolo nel mondo occidentale. Le caratteristiche di questa crisi mi sembrano principalmente queste : - dimensione internazionale con focalizzazioni multipolari – crisi economica differenziata (sviluppo in alcune zone, depressione in altre ,riposizionamento in altre..) – ma la crisi più profonda è quella relativa alle decisioni strategiche di futuro. Qui ci metto dalle culture agli interessi , dalla scienza alle ideologie. Ecco il mondo che è in crisi si presenta come un mondo che necessità di un riposizionamento “delle differenze e delle preferenze” tenendo conto del contesto fisico oggi praticabile (in particolare dagli esseri / soggetti umani).

Preferenze e proposte : strategia

- evitare l’esplosione di conflitti armati diffusi e socializzare la pratica di prese di posizioni limitate e controllabili riassumibili nella metodologia della presa di decisione attraverso una “valutazione di impatto decisionale controllabile dai decisori”
- promuovere la generalizzazione del concetto di “universalità delle differenze” come principio guida. Principio che riconosce le diverse preferenze nel mentre garantisce che le scelte dei singoli e dei gruppi abbiano espressioni libere (con conseguenti premi e punizioni nel loro “territorio espressivo”) e possibilità di attraversamento (possibilità da parte di un singolo soggetto di aderire anche a più gruppi di preferenze anche non coerenti tra loro)
- ricerca scientifica e sviluppo dell’informazione diffusa al centro della valutazione di impatto decisionale collettivo (per garantire sulle potenzialità e i limiti delle opzioni dentro alla pratica della valutazione di impatto decisionale controllato) , della discussione plurale per la costruzione del futuro e per supportare i nuovi piani di attività lavorativa


Preferenze e proposte : il singolo soggetto

- partire dal costruire autostima e autocritica da una riflessione pratica direttamente sviluppata sul contributo esistenziale dato (nel contesto reale) e gestire il tutto partendo dal piccolo gruppo
- puntare sull’apprendimento minimo di più modelli di decisione per arricchire la propria opzione di vita
- valutare i fenomeni sulla base dei riscontri che scaturiscono da conoscenze “reiterabili” piuttosto che da ideologie anche amabilmente “visionarie”
- garantirsi una capacità di equilibrio di valutazione tra l’efficacia dei contributi realmente socializzati e i ritorni avuti / desiderabili

Preferenze e proposte : sociale

- servono subito delle nuove “sedi di aggregazioni” In passato ci furono i moti insurrezionali, le cooperative di solidarietà, le organizzazioni sindacali… poi i bar, le discoteche, le scuole etc. Oggi servono forme aggregative aggiuntive capaci di facilitare le relazioni “nel mondo delle decisioni” plurali
- servono nuovi contenuti e nuove forme di intrattenimento
- servono nuovi contenuti e nuovi canali di comunicazione (anche per fruizione passiva)

Preferenze e proposte : politica


- affermare e gestire il principio dell’universalità delle differenze ridefinendo gli spazi dell’azione politica e istituzionale su più livelli di aggregazione di pubblico e privato
- ricondurre lo spazio pubblico generale alle basi : sopravvivenza, cultura e salute
- integrare lo spazio pubblico generale in altri spazi pubblici “differenti e differenziati” per preferenze e non (solo) per localizzazioni
- scegliere – attraverso processi decisionali – meno squilibrati i delegati e creare sempre delle motivazioni altrettanto strutturate al controllo e al cambiamento
- regolare la gestione dei cicli informativi in funzione dell’equilibrio dei processi decisionali in cui posizionare singoli soggetti o soggetti di gruppo
- ridurre l’uso dell’occupazione informativa pubblica da parte di piccoli gruppi o anche da maggioranze e minoranze democratiche e politiche restituendo il processo di informazione agli aggregati sociali e politici differenti e diffusi

Preferenze e proposte : economia

- organizzare la produzione sul principio della salvaguardia ambientale minima garantita OVUNQUE
- garantire il principio di impatto sostenibile
- organizzare le competenze per i nuovi lavori del futuro : longevità, esplorazione universale, conoscenze e intrattenimento di qualità (seppur diversificato)
- riorganizzare l’organizzazione del sapere a partire dal contributo / merito e dalle preferenze strategiche
- garantire livelli di impiego e remunerazione di massa a cui tutti “possano – debbano” accedere

Preferenze e proposte : ciclo decisionale

- il focus attorno a cui lavorare per garantirsi un riscontro delle proprie preferenze nel futuro è quello di lavorare e partecipare al ciclo decisionale
- oggi il ciclo decisionale è organizzato e fortemente influenzato da lobbies di diverso tipo. Non tutte queste lobbies sono “sane” ma neppure tutte sono ributtevoli o inaccettabili. Di fatto la situazione è variegata e difficilmente adeguata per gestire la liberazione dei soggetti e delle potenze dei modelli decisionali plurali che l’umanità ha a disposizione senza un grande sforzo di riposizionamento dei cicli decisionali. A chi non basta il compito di lavorare su elaborazione comunicazione e socializzazione in questa società delle decisioni.


L’urgenza dei tempi suggerisce un grande lavoro culturale, organizzativo e politico per promuovere il futuro. Il futuro avrà comunque l’immagine di chi avrà saputo portare nei cicli decisionali la propria voce. Quanto piacevole, plurale e vicina alle preferenze di ognuno dipenderà sia dal modello “culturale” che prevarrà che dal contributo che ognuno avrà dato in funzione delle sue aspettative e capacità nel processo decisionale. Non si può pensare di avere di più di quanto si sia in grado di contribuire a “produrre”. Il tutto è comunque sempre un lavoro sia individuale che di gruppo e di grandi raggruppamenti umani.

sabato 15 novembre 2008